Omelia (27-01-2013)
don Alberto Brignoli
La religione del libro

"Niente di meglio della lettura di un buon libro". È una frase che diciamo spesso, o che perlomeno sentiamo pronunciare, soprattutto quando abbiamo a disposizione momenti di tranquillità, di calma, di relax, tempi morti che ci permettono di dedicarci con la dovuta attenzione e concentrazione a letture edificanti e costruttive, o quanto meno rilassanti.
C'è libro e libro, per la verità. Ci sono anche libri che non sono proprio del tutto rilassanti, e che anzi quando vengono letti stimolano il lettore a un approfondimento che spesso sfocia pure in una scelta, in qualcosa di pratico, se non addirittura in scelte di vita.
Ci sono, infatti, libri e letture che per molti di noi hanno rappresentato una vera e propria svolta nella propria esistenza. Libri ricordando i quali ancora oggi, magari a molti anni di distanza, sentiamo di aver cambiato qualcosa nel nostro modo di vivere, nel nostro modo di pensare, nel nostro modo di avvicinarci alla realtà e di affrontare i problemi della vita quotidiana.
Facciamo questo sforzo, e cerchiamo di ricordare qual è il libro che ha cambiato la nostra vita. Io l'ho già individuato.
Ho iniziato a leggerlo da piccino, in una forma ridotta, credo si trattasse di un brevissimo riassunto; poi più avanti, nel corso degli anni, mi han dato un'edizione più completa, anche se era sempre molto ridotta. Mi han detto che sarebbe stata una scuola di vita. Poi sono andato a scuola, una scuola un po'particolare (eravamo tutti maschi, con alcune idee fisse, molto entusiasmanti, ma tutte uguali), e quel libro abbiamo iniziato a leggerlo e rileggerlo, alcuni capitoli più di altri; anzi, alcuni capitoli li abbiamo proprio saltati (e credo a tutt'oggi di non essere ancora riuscito a leggerli, almeno in maniera lineare). Era vero quello che mi avevano detto: conteneva parole di vita, era una vera scuola di vita. Alcune parti, poi, quelle relative alla vita di un personaggio misterioso e affascinante, stimolavano la mia fantasia e la mia emulazione: "Farò anche io così", dicevo leggendo.
Un giorno, poi, quando la scuola si fece più complessa e più impegnativa e quando già iniziavo a fare scelte di vita più definitive, mi dissero che i libri più belli per essere capiti e gustati andavano letti in lingua originale. Cosa che ho fatto, ma erano lingue così antiche e complesse che credo di aver colto solo una minima parte di quanto il libro volesse esprimere. E dire che io amo molto le lingue straniere! Però...che bel libro! Più lo leggevo, parte per parte, autore per autore (è una specie di antologia, in realtà) capitolo per capitolo, e più ne scoprivo la ricchezza: ma siccome era un libro conosciutissimo, specie in un certo ambiente che frequentavo e continuo a frequentare ogni domenica, la cosa più bella era vedere che altre persone riuscivano ad appassionarsi, nel momento in cui, insieme, cercavamo di penetrare nei significati più profondi del libro.
E quella lettura quasi monotona che ogni domenica sentivamo fare diventava invece stimolante e accattivante ogni volta che scrutavamo in profondità le righe di quel libro.
E questo è avvenuto ad ogni latitudine, ed in ogni luogo nel quale mi trovassi a leggerlo: nella povera e insieme borghese periferia della mia città; durante le settimane estive con i giovani e gli adolescenti; sulle Ande boliviane, con i miei catechisti quechua e aymara; nella piccola parrocchietta dell'amena località affacciata sul Golfo dei Poeti; con un gruppo di catechisti piuttosto che durante un quaresimale, o tra un istituto di suore dalle più disparate provenienze internazionali.
Ma questa pluralità di occasioni e situazioni, oggi scopro che non è affatto una novità, per questo libro. L'hanno letto, approfondito, amato, gustato (fino a piangere e commuoversi leggendolo) anche tornando in massa da un esilio forzato di decine di anni in terra babilonese; lungo i secoli della nuova era, hanno assaporato l'avvincente storia del suo principale protagonista e del suo gruppo di amici grazie ai due volumi di antologia scritti da un medico greco di nome Luca, che per dar retta al suo maestro, un certo Paolo, un turco la cui vita è stata trasformata dal protagonista di questo libro, ne ha fatto un capolavoro di letteratura, teologia e spiritualità di cui quest'anno avremo la fortuna di gustare il testo.
Ma una sola volta si sentì dire: "Oggi si sono compiute le parole di questo libro che voi avete udito con i vostri orecchi". A Nazareth, tanti anni fa. Può avvenire anche oggi, ogni volta che questo libro della nostra religione si fa carne in una comunità di credenti che spezza il pane sulla mensa quotidiana dell'Eucaristia.