Omelia (27-01-2013) |
don Giovanni Berti |
Si può giocare a calcio senza pallone? Clicca qui per la vignetta della settimana. Anche ieri all'inizio dell'ora di catechismo con i ragazzi di terza media, che si stanno preparando al sacramento della Confermazione tra meno di un mese, ho chiesto se tutti avevano portato con se il libro del vangelo. Volevo leggere un passo per introdurre le attività che sarebbero seguite nei singoli gruppi. Risultato: su 60 ragazzi presenti forse solo una decina lo avevano con se. Non è la prima volta che dico loro che venire al catechismo senza libro del Vangelo è come voler giocare a calcio senza pallone o ballare senza musica. Non ha senso nessuna formazione cristiana che non trovi nelle pagine del Vangelo il punto irrinunciabile di riferimento. Quanto è presente il Vangelo nelle nostre mani? Quanto lo leggiamo e conosciamo? Il Vangelo di Luca, che durante le domeniche di quest'anno sarà ampiamente letto durante la messa, inizia in un modo particolare: l'evangelista stesso narra di se e del lavoro che lo ha portato a stendere le pagine che seguono. In queste poche righe possiamo trovare il significato del Vangelo per ogni cristiano di allora come di oggi. Il Vangelo non nasce a tavolino, dalla fantasia di uno scrittore che in modo solitario inventa una storia bella ed edificante. Il Vangelo, prima di essere uno scritto, è una vita vissuta, quella di Gesù, che ne è protagonista, ed è la vita di coloro che ne hanno raccolto il testimone e ne sono diventati annunciatori. Luca va alla ricerca di testimonianze di coloro che hanno conosciuto direttamente Gesù e di coloro che erano con lui fin dall'inizio. L'intenzione è quella di farne un resoconto ordinato in modo che non vada persa l'esperienza di Gesù e la sua straordinaria testimonianza di vita. E mentre scrive il suo racconto, davanti a se Luca non ha persone anonime (come può capitare ad uno scrittore di romanzi che non conosce affatto coloro ai quali verrà venduto il proprio libro), ma ha una comunità concreta di amici di Dio (il nome Teofilo significa proprio questo "amico di Dio"), che lui conosce. L'evangelista scrive questi racconti su Gesù in modo che questa comunità non perda il contatto vivo con la persona di Gesù, con le sue parole e i suoi gesti. Il Vangelo dunque nasce per chi già conosce Gesù, ne ha sentito parlare e ne vuole approfondire la conoscenza in modo vero e non "per sentito dire". Conoscendo bene chi è Gesù, la fede ne esce rafforzata e si rafforza anche la testimonianza di vita. Clicca qui per lasciare un commento |