Omelia (27-01-2013)
don Roberto Rossi
Sono venuto perché abbiano la vita

Inizia con questa domenica la lettura del vangelo di Luca, che ci accompagnerà durante questo anno. Luca, medico, è uno storico puntiglioso e appassionato; dedica molto tempo ad ascoltare i testimoni diretti e a redigere uno splendido vangelo, il vangelo della mansuetudine di Cristo, della tenerezza di Dio.
Luca ci tiene a confermare la fede in cui è rimasto coinvolto: Ha dedicato molto tempo a questa ricerca e ci tiene a precisarlo. Anche noi abbiamo bisogno di essere più seri e più documentati sui fatti della fede cristiana. Perché ci sono tanti tentazioni e tanti atteggiamenti che rischiano la superficialità.
Siamo convinti che la religione sia qualcosa di utile sì, male non ne fa', insegna il bene, ma che in fondo in fondo tutto si risolva in una innocua esortazione che non può certo passare al vaglio della storia o della scienza.
Il vangelo è e resta uno splendido esempio di libro religioso, Gesù è una figura ammirevole, ma tutto si confonde: morale, favola, dottrina...
Luca scuoterebbe la testa, invitandoci a prendere più sul serio la nostra fede, a dedicare del tempo alla nostra preparazione, a renderci conto che la fede va nutrita, informata, capita, indagata. Le quattro nozioni imparate di malavoglia al catechismo sono, spesso, l'unico approccio al cristianesimo che abbiamo conosciuto.
Siamo seri: il problema è la nostra pigrizia, il problema è la dimenticanza: non ci importa della nostra interiorità, non investiamo perché in fondo non ci crediamo. Smettiamola di giocare a fare gli atei, non nascondiamo la nostra mediocrità dietro una pretesa culturale poco seria e poco documentata, portiamo rispetto per coloro che, davvero, hanno cercato e studiato e indagato. Come Luca.
Vuoi veramente cercare la fede? Indaga. Cerchi davvero Dio? Informati. Vuoi davvero dare senso alla tua vita? Fidati. Sì perché - ci ricorda Luca - la fede nasce dalla testimonianza di chi ha visto e creduto.
Il vangelo ci riporta Gesù che inizia il suo ministero nella sinagoga di Nazareth: leggendo la splendida profezia di Isaia che vede un popolo di schiavi tornare dall'esilio, il Messia proclama ufficialmente l'inizio del Regno.
Si siede, come fanno i rabbini, dopo aver chiuso il rotolo delle profezie. Sono ormai realizzate. È lui che le realizza. La Parola: oggi si è adempiuta questa parola che avete ascoltata.
Sappiamo che tante volte Gesù non sarà ascoltato, allora e oggi.
Ma a coloro che hanno in coraggio di fidarsi di Luca e degli altri, coloro che - sul serio - cercano risposte, le indicazioni di Gesù sono davvero una grande buona notizia. Gesù porta la vita, la salvezza su questa terra e per l'eternità. Cosa intende dire Gesù, applicando a sé il testo del profeta?
Da subito Gesù sgombra tutti i dubbi su ciò che è venuto a fare: è qui per togliere via dall'uomo tutto ciò che ne impedisce la realizzazione, perché sia chiaro a tutti che cosa è il regno di Dio: vita in pienezza, qualcosa che porta gioia, che libera e dà luce, che rende la storia un luogo senza più disperati.
E si schiera, non è imparziale Dio; sta dalla parte degli ultimi, mai con gli oppressori. Viene come fonte di libere vite, e da dove cominciare se non dai prigionieri? Gesù è venuto per portare Dio ai lontani, a uomini e donne senza speranza, per aprirli a tutte le loro immense potenzialità di vita, di lavoro, di creatività, di relazione, di intelligenza, di amore.
Il primo sguardo di Gesù non si posa mai sul peccato della persona, il suo primo sguardo va sempre sulla povertà e sulla fame dell'uomo. Per questo nel Vangelo ricorre più spesso la parola poveri, che non la parola peccatori. Non è moralista il Vangelo, ma creatore di uomini liberi, gioiosi, non più oppressi.
La buona notizia è che Dio mette l'uomo al centro, e dimentica se stesso per lui, e offre la sua potenza di liberazione contro tutte le oppressioni esterne, contro tutte le chiusure interne, perché la storia diventi "altra" da quello che è. Un Dio sempre in favore dell'uomo per la vita dell'uomo. "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza".