Omelia (30-01-2013) |
Riccardo Ripoli |
Ecco, uscì il seminatore a seminare Dobbiamo seguire l'esempio di Dio che instancabile semina la Sua Parola, insegnando valori e principi da seguire. Così fa il contadino che getta il seme nella terra dopo averla dissodata, fresata, concimata. Durante la semina spera di avere un buon raccolto, ma sa che molte sono le variabili che potrebbero rendere vana la sua speranza. Così fanno i genitori che seminano nei figli i propri insegnamenti con la speranza che diventino bravi uomini e donne, ma tanti sono gli ostacoli e le pianticelle che germogliano possono subire mille intemperie. Il contadino è pronto a correre ai ripari, a proteggerle, ma spesso non dipende da lui ma dalla forza di quella piantina. Dopo una grandinata, solo le più forti resistono, così come dopo un periodo di grande siccità. Il genitore però non deve rassegnarsi, non deve spaventarsi se una piantina è stata abbattuta, deve pregare, sperare, avere fede e continuare a dare i propri insegnamenti anche se può sembrare che siano gettati al vento, che restino inascoltati. Il concime che immettiamo nel terreno filtrerà all'interno e raggiungerà le radici delle piantine che sembravano perse. Un giorno andammo a Bagni di Lucca con i ragazzi e mentre eravamo fermi ad un semaforo dal finestrino strappai un rametto di salice piangente. Arrivati a casa lo trapiantammo nella sabbia e fece radici. Dopo qualche tempo lo piantammo nel nostro giardino ed in breve crebbe e diventò una piccolissima pianta, ma nonostante le cure seccò. Scavammo per recuperare le radici e, una volta estratte dal terreno, le rimettemmo nella sabbia dove la pianta tornò a nuova vita. La piantammo nuovamente nel giardino vicino alle piante più belle, nello stesso posto dove l'avevamo posta la prima volta, e seccò di nuovo. Ripetemmo la serie di operazioni per la terza volta ed attecchì. Oggi quel filo strappato ad un semaforo lungo la strada della Garfagnana è un grande e bellissimo albero che da ombra, riposo agli uccellini e non sfigura in mezzo alle tante piante del nostro giardino. Un ragazzo preso in affidamento, strappato alla vita di strada, non è molto propenso alle regole, tende a non voler stare dove viene messo, ha difficoltà ad abituarsi e si ribella di continuo. Dobbiamo avere pazienza, saper aspettare, avere Fede. Siamo chiamati a ripetere gli insegnamenti all'infinito fino a quando la pianta non cresca, fino a quando quel ragazzo ribelle capisca che seguire le regole, vivere una vita sana e con dei principi è, seppur faticoso, l'unica strada per avere una vita serena. Tutti noi staremmo bene nella sabbia sempre bella umida, all'ombra nella nursery, protetti dalle enormi acacie che ci riparano da sole ed intemperie. Fare la bella vita piacerebbe a chiunque, ma la vita reale di una pianta è nel giardino, a far bella mostra di sé, a dare ristoro a chi vi passa vicino, a dare quel riparo che nella sua giovane vita ha ricevuto dagli altri. Purtroppo, cari genitori, per quanto impegno mettiamo, non sempre riusciamo a salvare i nostri figli perché molto dipende dal loro carattere, dalle compagnie che frequentano, dall'ambiente dove vivono, ma noi dobbiamo metterci tutto l'impegno possibile, non dobbiamo scoraggiarci dinanzi alle sconfitte, dobbiamo avere il coraggio di fare qualche passo indietro quando occorre, ma anche essere severi e duri senza tanta compassione quando ci vuole. Una giovane piantina necessita di un bastone che la faccia crescere diritta, così un ragazzo ha bisogno di regole precise che siamo tenuti a far rispettare. Se lasciamo che una pianta cresca come vuole quando è giovane, piegarla in seguito quando comincia ad avere un legno duro richiede maggior fatica e a volte non si riesce. Uno dei nostri ragazzi, uno dei più difficili che ci siano mai capitati, è stato rovinato dalla famiglia affidataria. Preso a cinque anni non gli sono state date regole, è stato inondato di regali, andava a scuola quando ne aveva voglia e non studiava quasi mai. Davanti alla televisione con la play station tutto il giorno, mangiava solo le cose che gli piacevano ma che facevano male, merendine, fritto e poco altro. Ha fatto questa vita per cinque anni, senza regole, senza valori, senza supporto. Ogni anno chiedeva di più, ogni giorno pretendeva più cose e gli affidatari continuavano a procurarle. A dieci anni, dalla mattina alla sera, lo hanno mandato via. Ha trascorso un anno in comunità e poi è arrivato da noi. Era un bambino che non stava alle regole, non accettava nessun paletto, rifiutava l'amore delle persone, attaccato alle cose materiali, viziato oltre modo. Che bello sarebbe potervi dire che oggi è un bravo ragazzo, rispettoso degli altri, invece purtroppo dopo sei anni e mezzo la situazione non è delle migliori. Scontri quotidiani sempre più cruenti, intervento delle forze dell'ordine e del 118, furti continui, rifiuto di qualsiasi regola, mancanza di rispetto assoluta verso tutto e verso tutti. Ma non perdiamo le speranze perché dietro quella scorza di furbetto, di bugiardo, di millantatore si cela un bravo ragazzo, le radici sono ancora vive e fin tanto che il Signore ci darà la forza, noi saremo lì davanti a lui per impedire che muoia dentro di lui quel seme che diciotto anni fa Dio ha piantato su questa terra. Se non riusciremo non sarà una sconfitta nostra, ma del ragazzo e non possiamo permetterci di abbandonarlo al suo destino fino a quando non sarà lui a volersene andare. Capisco che a volte ai genitori manchino le forze per combattere contro la potenza, a volte distruttiva, degli adolescenti, ma è necessario non gettare la spugna che i risultati prima o poi arriveranno. Il segreto però di una buona riuscita con i figli è "coltivarli" bene da piccoli. Dare loro delle regole anche a pochi anni di vita, dar loro delle piccole incombenze da svolgere, stare a parlare con loro più possibile, non lasciare ad altri il compito di insegnare, non farli stare alla tv, non comprare loro il cellulare quando sono piccoli, dar loro una disciplina in ogni cosa che fanno, dal mangiare quello che viene portato in tavola, al vestire con gusto e non seguendo le marche, fornire loro dei principi come l'altruismo da mettere in pratica, non nascondergli le verità della vita come malattie e morte, ma insegnar loro ad affrontarle serenamente. Se non credete in Dio, non precludete loro la possibilità di imparare gli insegnamenti del Vangelo e lasciate che siano loro da grandi a scegliere la strada che vorranno seguire. Se siete atei trovate un bravo sacerdote, ditegli il vostro pensiero e chiedete aiuto all'uomo perché prenda per mano vostro figlio e gli spieghi la dottrina di Gesù. Non possiamo sapere quale sia il miglior concime per quel terreno, ma sarebbe cosa saggia dare più tipi di fertilizzante possibile per avere più speranze. Genitori di bambini parlate con i papà e le mamme di figli adolescenti, guardate le problematiche che nascono e cercate di capire che più paletti metterete ai vostri figli quando sono piccoli, minor fatica farete dopo e più speranze avrete per una buona riuscita. Sento dire spesso "non ci sono scuole per diventare genitori". Non è vero, ci sono eccome, solo che ognuno di noi pensa di poter gestire i figli come gli viene naturale e non cerca di capire come sarebbe meglio per loro. Un bambino che a cinque anni fa come vuole, a dieci sarà intenibile, a quattordici darà tanti problemi, a diciotto si rivolterà contro la sua stessa famiglia. Non sempre è così, ma accade spesso. Fa soffrire punire un bambino a cinque anni, ma se pensate che fate il suo bene, non esitate. E' come se vi accorgeste che deve essere operato, lo portate in ospedale e lo fate soffrire, ma è un dolore necessario per entrambi affinché un domani possa essere in ottima salute e camminare per il mondo a testa alta, fiero dei suoi genitori che gli hanno dato gli strumenti per camminare. |