Omelia (31-01-2013) |
Riccardo Ripoli |
Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? Quando vi siete diplomati o laureati, quando vi siete sposati, quando vi è nato un figlio o un nipote, quando avete conosciuto l'uomo o la donna dei vostri sogni, quando avete vinto un premio, quando avete ritirato un'analisi che vi ha dichiarati sani... non avevate forse in petto la voglia di gridare al mondo la vostra esultanza? Non avreste voluto che il mondo si fermasse per condividere con voi la gioia che provavate? Non è forse vero che qualunque cosa avessero fatto gli altri per distrarvi da quel momento di felicità sarebbe stato inutile? Chi è colui che possegga una lampada accesa e, trovandosi in una stanza buia, nasconda la luce sotto il letto? Nella stanza buia della nostra vita gioiamo ogni volta che entra un po' di luce e chiamiamo gli altri a far festa con noi, a condividere quella luce. A volte dicono che sono troppo euforico, troppo entusiasta, ma se vediamo la cosa dalla parte opposta forse sono gli altri ad essere troppo tristi. Ci sono persone che passano la vita tenendo la faccia seria perché qualcosa li ha rattristati, delusi, feriti, ma non vedono la bellezza di tutto il resto. Io non riesco a non gioire di ogni piccolo successo e vorrei gridarlo al mondo, condividerlo con tutti coloro che incontro e per ogni raggio di luce che ricevo sono migliaia le ombre che si dissipano. Problemi e preoccupazioni, delusioni ed amarezze, piccole o grandi che siano, ne abbiamo tutti, ma se passiamo la vita a piangerci addosso, a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, a rattristarci per qualsiasi cosa ci venga detta, fosse anche per scherzo, ad essere scontrosi con tutti anche se solo una persona ci ha danneggiato, a dare sempre una nostra spiegazione negativa alle parole o agli atteggiamenti del nostro prossimo... come potremo vivere godendo della luce che ci arriva? Abbiamo quasi tutti le gambe per camminare, le braccia per accogliere, una testa per ragionare, gli occhi per ammirare le bellezze del mondo, organi vitali che funzionano come orologi, e di cosa ci lamentiamo? Di una parola intesa male? Di un atteggiamento non capito? Di un rapporto voluto diverso? Dico sempre ai miei ragazzi di crescere, ma vedo sempre più che loro crescono e tanti adulti restano bambini, permalosi, chiusi nelle loro paure e insicurezze, pronti ad arrabbiarsi per ogni refolo di vento che scompigli loro i capelli. La vita è vita, vivila, diceva Madre Teresa. Oserei aggiungere Vivila con gioia. Coloro che hanno Fede dovrebbero avere un motivo in più per gioire per la consapevolezza che Dio ci è sempre vicino, ci ama e ci protegge ed è Lui la nostra luce eterna che non mancherà mai di splendere nei nostri cuori. |