Omelia (13-02-2013) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Tempo per la fede, tempo per l'amore "L'esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell'incontro con Dio per poi ridiscendere, portando l'amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio." Con queste bellissime parole Benedetto XVI inaugura la Quaresima 2013 sottolineando l'indissolubile simbiosi fra fede e carità, virtù teologali che permettono in nostro rapporto con Dio che si estrinseca nell'immediato rapporto con gli altri. La fede è accoglienza disinvolta e libera della rivelazione di Dio, un entrare in comunione perenne con lui. La carità è il perseverare continuo in questa comunione. La fede ci dischiude alla verità; la carità è il continuo persistere nella verità abbracciata. E' impensabile quindi abbracciare una delle due virtù disattendendo l'altra poiché l'essere esclusivamente caritatevoli senza radicarci nella fede comporta il mero attivismo, lo sterile esibizionismo e vivere una fede astratta senza completamento nella carità, conduce al dannoso fideismo. Amare il prossimo vuol dire testimoniare nelle opere che siamo stati noi stessi resi oggetto di amore da parte di Dio; omettendo la fede dalla nostra esistenza cristiana viene meno siffatta testimonianza e di conseguenza si perde la stessa identità cristiana. Ma come possiamo noi accogliere ed esperire l'amore di Dio a comunicare agli altri, se non prima realizzando in noi un fecondo itinerario di conversione? Come poter cogliere la libera iniziativa dell'amore di Dio che ci raggiunge senza premettere la necessaria umiltà e la non meno necessaria penitenza? Come afferma Paolo, l'amore di Dio spinge alla conversione e il saperci amati non può non infondere in noi questa consapevolezza di dover tornare alla fonte dell'Amore. In altre parole, la conversione è indispensabile perché fede e carità possano di fatto costituire il binomio inalienabile della nostra vita. Purché la conversione non si limiti alle vuote pratiche esteriori atte a denotare nient'altro che mero esibizionismo. Convertirci vuol dire infatti concepire che nel suo amore è per primo Dio a chiamarci alla comunione con sé; accogliere lo spessore di densità dell'amore divino che si fa per noi; divenire consapevoli del nostro stato deplorevole di peccatori; concepire la necessità di prescindere da noi stessi, di valicare i limiti ci vengono posti come invalicabili dalla nostra presunzione e protervia, entrare di conseguenza in intimità con Dio e vivere questa intimità con il Signore per esserne latori agli altri per mezzo di opere concrete di carità. Umiltà e conversione sono quindi alla base della vita cristiana e perché siano tali non dovranno mai essere per noi un obiettivo raggiunto. L'imposizione delle Ceneri sono il simbolo esteriore dell'umiltà radicale con cui si comincia il necessario cammino di conversione verso l'Amore. La Quaresima, calendario materiale di quaranta giorni che quest'anno culmineranno nella data del 31Marzo, per lo spirito non comporta calendario alcuno: l'amore di Dio e il nostro corrispondervi non hanno date di scadenza. Piuttosto, i prossimi quaranta giorni che ci separano dalla Pasqua sono un'occasione privilegiata perché rammentiamo a noi stessi come sia importante che tutta la vita sia per noi una penitenza constante, un continuo mutamento radicale di noi stessi perché raggiungiamo la meta effettiva della fede che si palesa nella carità. Perché tuttavia questo tempo di familiarità con Dio possa recare i debiti frutti, è indispensabile però che ci avvaliamo di mezzi appropriati e garantiti quali la preghiera, il periodico raccoglimento, le astinenze e le rinunce indicate dalla Chiesa ed eventuali altre che possiamo aggiungere noi stessi, le concrete opere di carità verso i bisognosi che scaturiscono dalla pratica medesima del digiuno. Pregare e amare sono ambedue esercizi di esternazione della nostra fede, che coltivano la realtà effettiva di un Incontro consolidato che ha avuto inizio e che vuole persistere nel tempo. Preghiera e amore sono per questo irrinunciabili elementi della Quaresima, la quale è solo un riflesso di quella che dovrebbe essere la vocazione costante della nostra vita. Certamente la conversione non è un processo facile. Conosciamo le sprezzanti seduzioni della realtà che ci circonda, le sue propagande, le alternative che essa propone all'unica scelta del primato di Dio. Come pure siamo coscienti della nostra ristrettezza e limitatezza, della povertà che ci caratterizza e che si manifesta soprattutto nel peccato. E dovremmo anche conoscere chi al peccato ci conduce, ossia l'Avversario di ogni bene. Tutti questi ostacoli e impedimenti non rendono improbabile il nostro fallimento spirituale, ma la grazia di Dio è comunque sufficiente perché abbiamo la meglio e conseguiamo la meta del nostro cammino con più speditezza. Ma appunto la preghiera e la carità sono coefficienti di fiducia e di perseveranza per vincere sul maligno. Nella ricorrenza dell'anno della fede, la conversione è il processo che costruisce una fede certa, solida e radicata la quale avrà poi molteplici possibilità e si avvale di tante risorse. Quaranta è il numero degli anni trascorsi dal popolo d'Israele ramingo nel deserto; quaranta è anche il numero dei giorni che Gesù volutamente subisce nel deserto insidiato da Satana e dalle sue accattivanti seduzioni; quaranta sono i giorni trascorsi da Giona nella sua predicazione a Ninive; quaranta notti dura il diluvio di cui è protagonista Noè; quaranta giorni attende Mosè sul monte Sinai prima di scendere con le tavole della legge... In tutti i casi si tratta di un numero simbolico, che sottende l'attesa lunga, ansiosa e sacrificata la quale culmina nella gioia di un traguardo raggiunto o di un bene conseguito. Anche i nostri quaranta giorni ci condurranno alla Pasqua dopo il necessario tempo di concentrazione e di ascolto nel quale la Parola stessa del Signore apporterà i suoi benefici vantaggi... |