Omelia (17-02-2013) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su Deuteronomio 26,4-10; Salmo 90; Romani 10,8-13; Luca 4,1-13 La prima domenica di Quaresima ci porta nel deserto con Gesù: ci avvolge la sensazione di sentirsi completamente soli, senza i conforti a cui siamo abituati e che ci danno sicurezza. Come l'uomo di allora anche noi oggi temiamo il deserto come luogo e come figura perché nel deserto si può contare solo sulle proprie capacità e su Dio, perché lì conosciamo le nostre paure e i dubbi più profondi. Le scene del vangelo, in cui la personalità di Gesù rivela la sua parte più umana, sono vivi esempi di quanto possiamo sperimentare anche noi. La prima tentazione fa forza sulle necessità primarie: come si può sopravvivere senza pane o senza i conforti della nostra vita abituale? L'uomo di allora rinunciava alla sicurezza della comunità, alla difesa di un tetto, ma era abituato a provvedere per conto suo il necessario per il sostentamento. Noi invece oggi siamo più deboli perché dobbiamo rinunciare a molto di più. Siamo talmente abituati a saziarci dei beni materiali che non consideriamo che possa esistere una dimensione di noi che di questi non ha bisogno. Siamo deboli e insicuri, non abbiamo più forza di volontà. La paura di perdere quel che abbiamo e la brama di avere di più ci potrebbero far apparire persino commestibili le pietre. Resistere alla prima tentazione significa saper cercare e trovare nelle nostra vita ciò che vale davvero, riscoprirlo. La seconda tentazione punta sulla stima che abbiamo di noi stessi, sul desiderio di riconoscimento del nostro valore da parte degli altri. Oggi esiste un palcoscenico ben più alto e ampio di quello rappresentato nel vangelo, la televisione e la rete - quest'ultima a portata di molti se non di tutti -, in cui ciascuno può dare dimostrazione della propria esistenza e conquistarsi un posto «in evidenza» nella società. Ma questo non è lo stile di Gesù, che è nato di notte, in un luogo remoto, con persone umili intorno ed è vissuto per 30 anni quasi nascosto a Nazareth, né di Maria che «meditava queste cose nel sue cuore» e non apriva immediatamente un "tweet" per farle sapere a tutti. La terza tentazione è quella di dubitare dell'esistenza di Dio, tanto da dover provare con un gesto estremo che Egli esiste e che si prende cura di noi. Anche Gesù subirà questa tentazione e dubiterà nel momento più difficile, sulla croce (Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato), ma egli ha costruito e curato in tutta la vita la sua relazione con il Padre. Anche la nostra fede ha bisogno di essere cercata e mantenuta, non si può improvvisare, e si nutre della capacità di vedere la presenza di Dio in ciò che abbiamo attorno e in chi ci è prossimo. I modi per battere le tentazioni ci vengono indicati nella prima e seconda lettura: riconoscere che quel che abbiamo viene da Lui e ringraziarlo ogni giorno per questo, confidare nel suo aiuto attraverso la preghiera e la Parola, alimentare quotidianamente la nostra fede. Al termine dei quaranta giorni non ci verrà consegnato un premio, ma lasceremo il nostro deserto sapendo che portiamo dentro qualcosa di ben più prezioso. Avvicinandoci alla nostra esperienza di sposi cristiani, riconosciamo che anche nelle nostre famiglie esistono abbondanti occasioni di tentazione: - la tentazione di crearsi degli alibi (lavoro, sport, efficienza) - la tentazione di lasciare che il coniuge e i figli si arrangino e dedicarsi ad altro - la tentazione di tornare comodi nella famiglia di origine - la tentazione di esplodere in modo incontrollato - la tentazione di cambiare l'altro a tutti i costi - la tentazione di inginocchiarsi di fronte alle nostre abitudini, trascurando la nostra dimensione spirituale (far tutto senza Dio) - la tentazione del dubbio su quello che l'altro pensa, fa', oppure è - la tentazione di uccidere la fiducia dell'altro - la tentazione di usare la parola dell'altro contro di lui - la tentazione di dominare l'altro, renderlo schiavo (gelosia...) - la tentazione di non riconoscere l'altro e che cosa lui ha (non accettarlo) - la tentazione di usare il bisogno, la debolezza dell'altro (la fame...) - la tentazione di illudersi di aver superato tutti i momenti di tentazione o di difficoltà (il diavolo tornerà...) Per la riflessione personale e di coppia: 1) Qual è il nostro deserto, con che cosa lo affrontiamo? 2) Quali sono le tentazioni a cui non sappiamo resistere? 3) Come ci relazioniamo con i beni, la notorietà e il potere nel nostro quotidiano, sul lavoro e in famiglia, nel nostro "piccolo" mondo? Giuliana e Giacomo Mussino di Torino |