Omelia (24-02-2013) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su Genesi 15,5-12 17-18; Filippesi 3,17-4,1; Luca 9,28b-36 "Frutto del silenzio è la preghiera. Frutto della preghiera è la fede. Frutto della fede è l'amore. Frutto dell'amore è il servizio. Frutto del servizio è la pace" Maria Teresa di Calcutta Parto da questa splendida affermazione per portare la riflessione sulla frase d'apertura del brano lucano: "Circa otto giorni dopo questi discorsi (vedasi Lc. 9,18 e seguenti) Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante." Il punto quindi non è la sua trasfigurazione di per sé, man la situazione che porta all'azione: la preghiera. Se vogliamo fare una disamina degli avvenimenti spirituali più importanti della vita di Cristo vedremo che essi partono tutti da un'azione, la preghiera: trasfigurazione, passione nell'orto degli ulivi, padre nostro, professione di fede di Pietro, e altri per finire sulla croce quando all'estremo della sua vita umana Cristo a ancora un anelito di preghiera per i suoi carnefici. Quindi il pregare è la nostra capacità di trasfigurarci ogni qualvolta riusciamo a creare l'esperienza di contatto con Dio. Prendo spunto da quanto scritto da Francesco Lambiasi: "Ma cosa è la preghiera? Tecnica di rilassamento? Benessere pisco-fisico? Concentrazione ed autocoscienza?" Nell'atteggiamento di Cristo possiamo cogliere tre aspetti. Il primo - la ricerca della solitudine. Solitudine non per allontanarsi da qualcuno ma per incontrare qualcuno. La solitudine è lo spazio dove ognuno di noi può incontrare Lui. E in tutti i testi evangelici Cristo pone una condizione alla preghiera, la riservatezza, non l'ostentazione rituale di cui allora come oggi pecchiamo. Pensiamo alla splendida preghiera comunitaria del Padre Nostro che Cristo invita a pronunciare nel segreto della tua stanza... Il secondo - il desiderio di ascolto. E' sempre Cristo che si mette in ascolto di chi lo prega. Ogni volta intesse un dialogo, porta la persona a scoprirsi. Pregare infatti non è vedere, né toccare, ma ascoltare. Non a caso il primo passo nella proclamazione della Parola al popolo è: Ascolta Israele. Con gli occhi portiamo noi dentro il mondo; con le orecchie portiamo il mondo dentro di noi. Il terzo - la forza della trasfigurazione. I tre discepoli passano da uno stato di "assopimento" a uno stato di stupore trasfigurativo e di richiesta di vivere per sempre quel momento. Infatti pregare bene rende effettivamente più lucidi, più forti, più indipendenti. Pregare bene è la capacità di essere lucidi per distinguere ciò che è necessario da ciò che è futile o apparentemente necessario, e crea i presupposti per saper cogliere l'essenza, la sostanza delle cose. E' la capacità di essere più forti e consapevoli di affrontare le avversità che la vita pone a ognuno di noi, soprattutto quando le nostre scelte vanno controcorrente. E' la capacità di essere indipendenti, consapevoli, originari per non appiattirsi sul "si dice, si crede, si pensa" ovvero sia essere di questo mondo ma non conformarsi a questo mondo. Domande: 1) Come persona so cogliere l'importanza del messaggio di Cristo nella trasfigurazione che mi indica un radicale cambiamento nella mia fede umana? 2) Come coppia sappiamo cogliere l'esperienza della trasfigurazione modificando i nostri atteggiamenti individualistici in atteggiamenti di attenzione reciproca verso l'altro? 3) Come Chiesa so educare il popolo alla preghiera intesa come colloquio con Dio e non come semplice ritualità più o meno coreografica? CPM di PISA Maria Grazia e Claudio Righi |