Omelia (10-02-2013)
Gaetano Salvati
Commento su Luca 5,1-11

Oggi la sorgente della Scrittura ci aiuta a riflettere sul senso della nostra fede e ad incrementare la nostra crescita nella sequela di Gesù di Nazaret.
San Paolo, nella seconda lettura, ripropone ai corinzi l'annuncio di pasqua, "cioè che Cristo morì per i nostri peccati, fu sepolto, è risorto il terzo giorno e apparve a Cefa" (1Cor 15,3-5). Attraverso questa professione di fede, l'apostolo invita i credenti di ogni epoca a ritornare con la mente e con il cuore alle origini della loro adesione al discepolato, per cogliere la bellezza dell'opera compiuta dal Maestro per noi. In altre parole, è necessario essere invasi continuamente dallo "stupore" (Lc 5,9) della novità cristiana, il quale allontana la monotonia dei gesti ripetuti e la fiacchezza della fede, per maturare nella conoscenza del dono della fede.
Lo stupore è la parola chiave per comprendere il vangelo odierno e continuare il nostro itinerario dietro il Signore. San Luca narra che Gesù stava "presso il lago di Gennésaret" (v.1); "vide due barche accostate alla sponda" (v.2). Salì sulla barca di Simone e gli disse: "prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca". Come interpretare le parole del Signore? "Prendi il largo" è l'annuncio rivolto a ciascuno di noi a rinnovare l'esistenza nella presenza di Dio. Il Verbo fatto carne vuole intrecciare la Sua storia con la nostra: "prendi il largo", significa, quindi, lasciare che Qualcuno trasformi la nostra vita.
Simone, però, alla richiesta del Maestro rimase perplesso, infatti rispose: "abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla" (v.5). La replica di Simon Pietro, apparentemente, non lascia trasparire fiducia; in effetti, egli continua: "ma, sulla tua parola getterò le reti". Forse, ancora non si è affidato completamente al suo interlocutore; ma, con le reti, Simone ha gettato anche la sua speranza: concede una possibilità, è disponibile all'iniziativa di Gesù. L'evangelista racconta che i pescatori fecero come disse e "presero una quantità enorme di pesci" (v.6). "Al vedere questo" (v.8) Simone e gli altri rimasero stupiti (v.9). Allora, "Gesù disse a Simone: d'ora in poi sarai pescatore di uomini" (v.10).
Come i primi discepoli, anche noi siamo chiamati da Dio ad affidarci alla Sua volontà. Non si tratta di obbedire a dei comandi, oppure annullare la nostra volontà. Affidarsi a Lui, invece, è scoprirsi parte di un disegno divino che vuole ogni uomo partecipe della gioia eterna. In questo progetto, il Signore chiede la nostra collaborazione, operai disposti a purificarsi nel Suo amore e a farsi illuminare dalla Sua santità. Lo stupore, dunque, è la capacità di scorgere il volto di Dio nelle nostre vicende, nella nostra fatica quotidiana, e a modificarsi alla fonte dell'Amore. La storia del profeta Isaia viene incontro alla ragionevole difficoltà ad essere sempre disponibili per il Regno, ad essere testimoni del Crocifisso-Risorto: "Manda me" (Is 6,8) è la condizione indispensabile perché la "grazia di Dio" (1Cor 15,10) sia capace di gremire il nostro cuore vuoto (come le reti vuote) e, senza temere (Lc 5,10), di farci prendere il largo, cioè realizzarci quali uomini credenti, sebbene le ansie, i fallimenti, le sofferenze. Amen.