Omelia (10-02-2013)
don Giovanni Berti
Il sorriso e il pesce

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Il santo patrono della nostra Diocesi di Verona è San Zeno, ottavo vescovo della Chiesa veronese, vissuto nel IV secolo. La basilica romanica che contiene il suo corpo si trova in città ed è considerata un capolavoro dell'arte romanica. Tra le varie rappresentazioni di Zeno, quella più famosa e originale è una imponente statua di epoca medievale in pietra, che raffigura il santo con un sorriso accentuato e un pesciolino penzolante attaccato al pastorale. E' proprio questo piccolo pesce che ha sempre attirato anche la mia attenzione, perché insieme al sorriso, toglie alla raffigurazione solenne una certa rigidità e ispira subito simpatia.
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Si narra che san Zeno vivesse in modo così austero che lui stesso pescava il pesce dal vicino fiume Adige che attraversa la città. Ma non è solo questo il motivo per cui viene rappresentato con il pesce attaccato al pastorale.
La ragione va ricercata proprio nella sua funzione di pastore e successore degli apostoli.
E qui veniamo al brano di questa domenica, ambientato sulla barca di Simon Pietro e degli altri futuri apostoli. Gesù sale su questa barca e compie un prodigio che vuole cambiare la vita di Simone e degli altri. La pesca miracolosa è un segno di quella che è la proposta di vita che il Maestro fa ai pescatori: passare da coloro che pescano il pesce vivo per farlo poi morire alla superfice, a discepoli che pescano gli uomini dalle acque agitate (che nella bibbia sono simbolo spesso del male) della vita, non per dare morte, ma al contrario dare nuova vita.
E' questo il nuovo "lavoro" di Simon Pietro e degli altri suo compagni, ed è il lavoro che i successori degli apostoli e la Chiesa tutta hanno raccolto in eredità. Infatti ascoltare questo episodio raccontato dall'evangelista Luca, è per noi riascoltare il senso della nostra vita di fede. Siamo chiamati tutti a diventare pescatori di uomini, cioè a spendere la nostra vita personale e comunitaria a creare spazi di vita spirituale, a ridare ossigeno nuovo a chi rischia di affogare nelle acque della vita umana.
La simpatia del pesce attaccato al pastorale di San Zeno allora acquista un significato davvero profondo.
Se il bastone del vescovo (chiamato pastorale) è segno che è la guida del popolo di Dio, il pesce attaccato, ricorda il fine di questa guida, che non è il potere e il controllo delle coscienze, ma è il servizio alla vita. Il pastore è chiamato a dare vita e ossigeno interiore a tutti coloro che guida.
Il sorriso della statua di San Zeno contenuta nella basilica è l'altro elemento che non può rimanere solo una constatazione raffigurativa. Il sorriso sereno è proprio il contrario del muso duro e severo di chi in fondo vive nella paura e genera paura.
Penso a Simon Pietro, che nel racconto di Luca, ha una prima reazione sbagliata al segno che gli è offerto da Gesù: ha paura e vuole allontanare Gesù stesso. Pietro, abituato ad una religione che gli fa vedere solo i propri sbagli e a commiserarsi delle proprie piccole e grandi incoerenze, non riesce subito a decifrare il vero significato del miracolo dei pesci. Pensa che Dio sia li per sottometterlo e a punirlo con la sua potenza, per questo ha paura. Mi viene in mente la paura di Maria difronte all'annuncio dell'angelo. E come per Maria c'è stato un invito chiaro a "non temere", così anche Simon Pietro è invitato a non chiudersi nella paura, ma a continuare a fidarsi di Gesù, come Gesù si fida di lui (è salito sulla sua barca...).
Ecco allora che il sorriso di San Zeno invita i successori degli apostoli e tutti noi cristiani, a non aver paura, sentendoci scelti prima di tutto da Gesù, non in base alle nostre capacità, ma in base al suo amore, che vede più in la delle nostre stesse paure.

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