Omelia (10-02-2013)
don Luca Orlando Russo
Non temere

La liturgia della parola di questa domenica ha un messaggio preciso: Dio chiama alcuni a farsi annunziatori della sua Parola. Egli, infatti, sa molto bene che ciascuno di noi ha bisogno di Lui se vuole realizzare pienamente la propria vita e sa, altrettanto bene, che nessuno di noi si fiderà di Lui se prima non impariamo a conoscerlo. Farsi conoscere è per Dio l'unica possibilità affinché l'uomo, nel pieno esercizio della sua libertà, acconsenta a collaborare gioiosamente con Lui.
Dio, al fine di indurci ad accogliere la sua amicizia, le prova tutte, ma, ci insegna la tradizione biblica, ha un modo tutto suo di manifestarsi: parlare in modo diretto ed immediato alle nostre orecchie, attraverso la mediazione di uomini come noi che hanno accettato di collaborare con Lui e che la Bibbia chiama "profeti".
Il vangelo di Luca è già da qualche domenica che nel parlarci di Gesù ce lo presenta come il Profeta per antonomasia. Se è vero che Dio - dice l'Autore della lettera agli Ebrei (1,1-2) - «molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo». La parola di Gesù è la Parola di Dio ultima e definitiva e il vangelo di questa quinta domenica del tempo ordinario ci insegna che questa Parola interviene concretamente nella nostra vita, attraverso delle promesse il cui adempimento costituisce per noi il segno inequivocabile dell'affidabilità delle sue intenzioni nei nostri confronti. Una parola che realizza immancabilmente ciò che dice, o ciò che promette: quando dice, o promette qualcosa, mantiene sempre; una Parola che ha la forza di ridare speranza agli sfiduciati e ha la capacità di portare frutto là dove l'uomo, con il suo affannarsi, niente ha potuto.
Eppure quando la Parola di Dio si propone, incontra la diffidenza dell'uomo che ce la mette tutta per impedirle di realizzare quanto ha promesso. Questa ultima affermazione trova la sua conferma nelle parole di Pietro che tiene a precisare che è pronto a rilanciare le reti, ma sulla parola di Gesù. Le parole di Pietro, infatti, lungi dall'essere un'affermazione di fiducia, sono parole di sfida che hanno l'unico obiettivo di mortificare il Profeta Gesù di Nazareth che non ha competenza e, sicuramente, non sa che se di notte non si è pescato nulla, tanto meno di giorno si può sperare di tirare su la rete anche solo con pochi pesciolini.
Al di là della bellissima sorpresa di aver pescato abbondantemente, Pietro sente di aver sfidato la Parola di Dio e ne chiede perdono, ma non si sarebbe mai aspettato la chiamata a divenire, di quella stessa Parola di cui egli ha dubitato, ma che si è accreditata ai suoi occhi, annunciatore e testimone.
Buona domenica e buona settimana!