Omelia (11-02-2013) |
Riccardo Ripoli |
Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe Olimpia è una signora, ormai anziana e non più autosufficiente, ma è stata colei che mi ha preso per mano per guidare i primi passi verso le famiglie ed i bambini che avevano bisogno di sostegno. Don Luigi ed io eravamo soliti chiamarla "la Madre Teresa di Livorno" perché ha donato tutta la sua vita al prossimo. Ha aiutato tutte le famiglie della mia città che le chiedevano aiuto e se non aveva nulla da dare loro contraeva debiti su debiti, chiedeva favori, telefonava nel cuore della notte, andava dal vescovo a piangere e tutto sempre con umiltà, con semplicità, tanto che era impossibile dirle di no. Insegnava e quando a fine mese le veniva dato lo stipendio, in ventiquattro ore lo aveva già speso tutto in parte per sanare i debiti che le famiglie povere avevano fatto in alcuni negozi a suo nome (su sua indicazione), ed in parte per pagare le bollette altrui. Chiaramente passava poi un mese rinunciando spesso anche a mangiare. Molte persone quando la vedevano la assalivano letteralmente perché vedevano in lei la loro unica ancora di salvezza e quando Olimpia non aveva nulla da dare loro, talvolta veniva anche picchiata da chi non capiva perché avesse aiutato altri e non potesse aiutare loro. Andava a giro con biciclette scassatissime che trovava ai cassonetti o che le regalavano, ma che puntualmente le rubavano. In Olimpia rivedo Gesù, penso a come si sentisse quando, arrivando in un posto nuovo, veniva riconosciuto e tutti lo "assalivano" per ottenere da Lui un bene materiale come la guarigione. Olimpia, seguendo le orme di Gesù, dava denaro e cibo a chi le chiedeva aiuto e non faceva preferenze o distinzioni e supportava tutti coloro che poteva. In cambio dava il suo amore, la sua parola, gli insegnamenti del Vangelo in un modo così naturale e spontaneo che le persone rimanevano affascinate da lei, dalla sua bontà, dalla sua dedizione verso il prossimo. Una volta diventata vecchia e inutile ai loro scopi è stata abbandonata e in pochi oggi la vanno a trovare nell'ospizio ove i suoi parenti l'hanno collocata. Quando ci vediamo ha sempre il sorriso, mai una polemica, mai una critica, sempre e solo amore verso il prossimo. In questo momento tutti staranno indignandosi perché questa donna, che tanto ha fatto del bene, è stata abbandonata come una scarpa vecchia che non serve più, ma anche noi facciamo così nei confronti di Dio, chiediamo che ci doni tutto ciò di cui crediamo di aver bisogno e una volta ottenuto chiediamo ancora di più, ma appena Gesù ha bisogno di noi, quando ci chiede di donare un po' di amore al prossimo, di accogliere un bambino in affido, di curare le piaghe di un ammalato, di sopportare un parente noioso, di dare una parte di ciò che abbiamo a chi abbia meno di noi ci tiriamo indietro, facciamo finta di non aver sentito o addirittura ci ribelliamo come se ciò che abbiamo ci sia dovuto e chi ha meno si arrangi. Vi è dovuta la salute? E perché è un vostro diritto più di quanto non lo sia per coloro che sono ammalati? Vi è dovuto un lavoro? E perché è un vostro diritto più di quanto non lo sia per coloro che muoiono di fame? E' giusto che vostro figlio sia accudito, amato, rispettato, ben vestito? E perché è un suo diritto più di quanto non lo sia per tanti altri bambini che sono picchiati ogni giorno, vittime di abusi e di pedofili, mandati a spacciare droga a cinque anni oppure a rubare e costretti a procurarsi il cibo nei cassonetti? Se voi avete ottenuto tutto questo non è perché siate più bravi di altri, ma solo perché il Buon Dio vi ha fatto nascere in un paese dove tutto sommato si sta bene, in una famiglia che vi ha amato e accudito, con un fisico che per tanti anni ha ben risposto agli stimoli del vostro ottimo cervello. Ed allora guardatevi intorno, accendete la televisione, fatevi un giro nei quartieri malfamati delle vostre città e poi ditemi se non siete più fortunati di tanti altri. A casa mia non si chiama "fortuna", ma aiuto divino, provvidenza, amore di Dio e come possiamo essere così ipocriti da continuare a chiedere per noi quando altri hanno mille volte meno di ciò che abbiamo noi? Quando eravamo piccini ci veniva insegnato a dividere ciò che avevamo con i nostri fratelli e sorelle. Gli insegnamenti ricevuti da bambini sono preziosi, ma tendiamo a dimenticarcene perché vogliamo sempre più di quanto abbiamo e non solo non ringraziamo Dio per i doni che ci ha elargito, ma spesso bestemmiamo contro di Lui perché non ci concede tutto quello che serve per appagare i nostri desideri. Quando morì la mia mamma guardai indietro nella mia vita di ventunenne e mi accorsi di aver avuto tantissimo, che alcuni miei amici avevano perso un genitore anni prima, che alcune loro famiglie erano divise, che alcuni di loro non mangiavano regolarmente o non si potevano permettere tutto ciò che io avevo ed allora capii quanto il Signore era stato buono con me, e se la sofferenza della morte mi aveva colpito non potevo far altro che ringraziare per quello che avevo avuto, che era molto, ma molto di più di quanto non avessero ricevuto moltissime altre persone. Andate a trovare Gesù in ospizio, non abbandonatelo, vi ha dato tanto ed oggi è Lui a chiedere qualcosa a voi, non siate sordi alle Sue richieste di aiuto e di amore. |