Omelia (13-02-2013) |
Gaetano Salvati |
Oggi la liturgia ci introduce nel tempo di Quaresima, e ci offre l'occasione per crescere nella vita di fede. Nella prima lettura, il profeta Gioele indica il criterio fondamentale per (ri)cominciare il cammino dietro il Maestro: "Ritornate a me con tutto il cuore" (Gl 2,12), e ancora: "Laceratevi il cuore e non le vesti" (v.13); vale a dire, evitiamo di vivere la Quaresima nella superficialità, "come fanno gli ipocriti" (Mt 6,2); puntiamo, invece, lo sguardo del cuore e della mente all'essenziale, a Cristo. Ritornare a Dio significa sforzarsi di rientrare nel proprio cuore, nel "segreto" (v.4) della coscienza, e lasciarsi riconciliare con Dio (2Cor 5,20). In questo luogo l'uomo redento comprende di essere amato da Dio e, perciò, in grado di rispondere al Suo appello misericordioso. La Quaresima, come la vita cristiana, quindi, è un continuo, instancabile atto di affidamento a Dio: è relazione profonda fra il Creatore che chiama la creatura a ritornare sui suoi passi, e il discepolo che a volte è fedele e a volte no. Fra la ragionevole tensione di non essere all'altezza di corrispondere con l'Altro e il timore di non trovare la via del ritorno verso sé, cioè non scoprirsi amati da Lui, si pone la parola del Signore. Egli invita ciascuno di noi alla conversione. Conversione è vivere con pienezza, con il "cuore" (Gl 2,13), Cristo Gesù. Egli ci invita ad abbandonare la nostra esistenza nella Sua persona: ad orientare i nostri passi, le nostre scelte verso la Sua volontà. In altre parole, ci chiede di essere fedeli alla Sua chiamata. Ora però, non dobbiamo pensare che noi non siamo consapevoli delle decisioni per Cristo, quasi che la nostra libertà sia condizionata dalla volontà divina: la conversione, piuttosto, ci aiuta a purificare le nostre azioni e ad essere disposti per amore ad agire in Lui. Agendo in Lui siamo, liberamente, servi fedeli, attenti e docili. Attenti per conoscere meglio la volontà di Dio che si manifesta con i suggerimenti di una coscienza perfezionata dalla conversione, dalla penitenza, e con la voce delle circostanze dell'esistere quotidiano. Docili per fare la volontà di Dio con animo sereno e generoso. Il servo fedele, che s'incamina docilmente e attentamente verso la conversione del cuore, di tutta la sua persona, è imitazione di Gesù: non subisce la volontà del Padre, ma la fa. Allora, viviamo Cristo senza paura o ansia, affidiamo la nostra vita a Colui che ci rialza quando cadiamo, che ci sorprende quando tutto sembra perduto, che si fa sentire quando chiudiamo la porta (Mt 6,6) alle distrazioni del mondo. Amen. |