Omelia (17-02-2013) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Deuteronomio 26,5 "Mio padre era un Aramèo errante..." Dt 26,5 Come vivere questa parola? CAMMINARE All'inizio della Quaresima è bello recuperare la condizione di fondo del nostro essere credenti: ce la ricorda l'espressione con cui Mosè, nella prima lettura, fa memoria di Abramo, l'arameo errante. Egli, il padre di tutti noi nella fede, era un nomade... Dio l'ha incontrato mentre vagava, cercava, camminava. Anche per noi continuare a camminare è il modo più autentico per crescere nella fede, nella conoscenza di Dio. Camminare, infatti, implica la consapevolezza di non essere arrivati, la necessità di accorgersi di chi e cosa ci circonda per cercare e scegliere una direzione, mettendo in conto anche la possibilità di sbagliare e di dover tornare indietro. Per camminare bisogna anche chiedere e riconoscere l'aiuto necessario e soprattutto muoversi, agire, prendere decisioni, anche rischiando. Camminare non ci allontana dagli altri, ci permette di essere l'uno per l'altro compagni di viaggio, condividendo la fatica di una via non sempre facile da individuare, come non facile è la verità da riconoscere, che si rivela tale solo se condivisa. Camminare ci fa sperimentare che è Gesù la via, la verità e la vita! Oggi, desidero rileggere quello che vivo in questa metafora del camminare. Signore, fa' che questa quaresima sia la mia occasione favorevole per vivere con energia e con entusiasmo la continua ricerca di te, dentro e oltre le cose da fare di ogni giorno, per arrivare ad amarti e conoscerti non per sentito dire! La voce di un poeta Perché chiamare cammini i solchi del caso? Tutto quello che cammina va come Gesù, sopra il mare Viandante, sono le tue impronte, il cammino e nulla più; Viandante non c'è un cammino, la via si fa con l'andare..." "Viaggiatore, non c'è sentiero, il sentiero si fa mentre cammini." A. Machado |