Omelia (17-02-2013) |
Giovani Missioitalia |
Deserto Non è certamente un caso che ‘l'esame di ammissione' nella comunità cristiana, per ricevere il sacramento del Battesimo, preveda come prima domanda, quale indispensabile premessa, non l'adesione alla fede nel Dio trinitario, bensì la rinuncia a Satana, ovvero al male, a ciò che nella nostra vita quotidiana si materializza nelle tentazioni del denaro, del potere e del prestigio. E lo sappiamo fin troppo bene quanto sia difficile rimanere fedeli a queste promesse battesimali, rinnovate nel ricevere il sacramento della Confermazione, che la stessa liturgia pasquale ci invita a riscoprire. Ecco, allora, che il digiuno della Quaresima, come scelta consapevole di sobrietà nell'uso e consumo dei beni di cui si dispone, può diventare l'antidoto più efficace contro il morso velenoso dell'indifferenza nei confronti dei poveri, vicini e lontani, ai quali non è estraneo il nostro personale stile di vita. Il digiuno, praticato come libera scelta di sobrietà e di condivisione, aiuta a capire che, per godere della essenzialità della vita, è possibile evitare il superfluo delle cose e delle parole alle quali, invece, dedichiamo tanto del nostro tempo e del nostro lavoro. Gradualmente, quello che sembra crescere intorno come un deserto, man mano che si abbandonano i pezzi inutili e perlopiù ingombranti nella conduzione di una vita serena e orientata alla felicità, lo si scopre come terreno ideale dove misurarsi nelle paure e nei dubbi della fede, guidati dallo Spirito Santo che è forza vincente di ogni tentazione. Il deserto è il luogo dove è fiorito il primo monachesimo cristiano; è anche lo spazio in cui, molto secoli prima, Giovanni ricaricava le batterie del megafono con cui annunciava il Messia battezzando lungo le rive del Giordano. Fare esperienza di deserto non è una pratica a cui hanno accesso solamente gli asceti...di professione, ma è un'esigenza diffusa, che le circostanze della vita fanno desiderare, prima o poi, per rigenerare lo spirito e, se possibile, tonificare il fisico e la mente. Nel deserto, inteso come condizione di distacco dalla frenesia della quotidianità, si impara a guardare in faccia alle proprie miserie, a riconoscere gli errori e le mancanze nei confronti del prossimo. Il commento è di Anita Cervi e Beppe Magri |