Omelia (17-03-2013) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su Isaia 43,16-21; Sal 125; Filippesi 3,8-14; Giovanni 8,1-11 La liturgia odierna ci annuncia, per mezzo della colletta iniziale e attraverso la Parola, che Dio è produttore di novità perché " rinnovi in Cristo tutte le cose" compresa la nostra miseria, facendo rifiorire "nel nostro cuore il canto della gratitudine e della gioia" . La prima lettura, tratta dal "Secondo Isaia", fa riferimento al passato, al primo Esodo, quello dall'Egitto. Ma la memoria del primo Esodo serve unicamente per parlare della nuova liberazione, il ritorno dall'esilio di Babilonia. Il ricordo del passato rappresenta una chiave interpretativa del presente e uno stimolo ad affrontare con un senso di fiducia il futuro. Ora l'evento nuovo "aprirò... nel deserto una strada" non è un luogo dove andare a passeggio, non è priva del rischio insito nel luogo deserto. Oggi la Chiesa, quella universale, ma soprattutto quella domestica, dopo il Concilio Vaticano II, sta affrontando questa strada in un clima di disorientamento, di sfiducia, non vede l'ora di uscire fuori dalla crisi, nonostante i fedeli non abbiano capito granché. C'è sempre un Datan, anche se oggi sembrano molti e le assemblee di Abiron non sono mai mancate sin dai primi giorni della esistenza del cristianesimo. Per uscirne non ci sono ricette. In situazioni del genere non bastano le carte topografiche del passato, ma ne occorrono delle nuove. È per tale motivo, ritengo, che il S. Padre Benedetto XVI ci invita " a varcare nuovamente la Porta della Fede, a rimetterci in cammino per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita... verso colui che ci dona la vita... in pienezza". L'illusione più pericolosa è di stare ad aspettare, senza cercare, la strada giusta che offra tutte le garanzie, magari che qualcuno venga a prenderci in braccio e ci porti di peso a destinazione, perché la strada la si scopre soltanto camminando: "Viandante, la strada non c'è; la strada si fa camminando" ( A. Machado). Certo si corrono dei rischi, certo è un'avventura. Ma la fede non è forse la più scomoda ed esaltante delle avventure? La fede ci offre una sola sicurezza: Qualcuno, nel mezzo del deserto, non ci perde di vista, non verrà a consolarci o a rassicurarci, ma ci apre una strada nuova quella della salvezza. La seconda novità ci viene proposta da Paolo il quale, polemizzando con quanti annunciavano che, per diventare seguaci di Cristo, bisognava farsi circoncidere, afferma, in maniera categorica, che la nuova legge è fondata sull'amore per Cristo, morto e risorto per noi, e non sul proprio prepuzio. Non pone la sua fiducia nella "giustizia che deriva dalla legge" ma nella giustizia che deriva da Dio e nella "potenza della resurrezione" del Signore che lui ama intensamente e il cui nome è sempre sulle sue labbra. credere in questo non significa essere arrivati ma essere in cammino, all'inizio della corsa, il traguardo è Cristo Signore. In che cosa consiste questa terza novità che ci sorprende? I farisei e gli scribi gli presentano una donna sorpresa in flagrante adulterio perché esprima il suo pensiero per poi poterlo accusare davanti al sinedrio (và contro la Legge) o davanti al popolo (non è quello che vuole sembrare). Dio, col suo dito, al Sinai aveva scritto, per il suo popolo, la legge su tavole di pietra e le aveva consegnate a Mosè, fra tuoni e lampi, perché il suo popolo l'osservasse. Una seconda volta, tramite suo Figlio, Dio scrive nel suolo del cortile del tempio di Gerusalemme, un messaggio nuovo e allo stesso tempo misterioso, il messaggio dalla condanna alla grazia. Per scriverlo Gesù ha dovuto sventare il tranello che i detentori dell'antica Legge gli tendevano: "Ora Mosè, nella legge, ci ha ordinato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?" Gesù non poteva non dare loro ragione: questa donna è una peccatrice, è una povera tra poveri, una malata e lui il medico venuto per guarire gli ammalati, da una risposta che i suoi interlocutori non si aspettano e che anche noi, forse, non ci aspettiamo: "Chi tra voi è senza peccato getti per primo la pietra". I farisei e gli scribi si ritirarono a cominciare dagli anziani. È successo il contrario di quello che volevano e Gesù rimane solo con la donna. Gesù non permette a nessuno di usare la Legge di Dio per condannare il fratello o la sorella, specie quando si è peccatori quanto loro o più di loro. Coerente in quanto medico delle anime e dei corpi, rivolgendosi alla donna le dice:" Neanch'io ti condanno, va, e d'ora in poi non peccare più". Se stiamo attenti ci viene ripetuto tutte le volte che andiamo a confessare. Revisione di vita - Facciamo ritorno al nostro patto iniziale, che ci ha spinto al matrimonio, spesso, qualche volta, mai? - Siamo convinti che c'è da correre senza fermarsi prima di arrivare al traguardo e che il premio non riguarda questo mondo ma il Regno? - Siamo più propensi ad assolvere o a condannare gli altrui sbagli? Marinella e Efisio Murgia (Cagliari) |