Omelia (15-02-2013) |
Riccardo Ripoli |
Gli si accostarono i discepoli di Giovanni Spesso capita che le critiche al nostro operato provengano dalla nostra stessa famiglia, non tanto da chi vive con noi nel quotidiano, ma da chi è vicino a nostro "cugino", ovvero da coloro che si prodigano con amore al prossimo, ma con metodologie diverse dalle nostre, ma non per questo meno efficaci. Di solito le critiche sono relative a quelle situazioni dove chi biasima ha maggiori difficoltà e vede l'altro che arriva d un risultato con meno sacrifici. Ecco, il "risultato" è questo e solo questo che dovrebbe contare. Bisognerebbe andare al di là della metodologia se questa è nei limiti dei valori morali comunemente riconosciuti e nel rispetto della legge. Ognuno parla della propria esperienza perché è quella che conosce meglio, così nei confronti dell'Associazione che ho fondato e dirigo si sono levate spesso delle critiche, non già dalla "popolazione", nemmeno dalle famiglie i cui bambini sono con noi, bensì da chi opera per il bene, così come cerchiamo di fare noi. Disapprovazioni su aspetti di facciata che per nulla incidono sul buon esito del lavoro svolto, su modalità di approccio e la nostra storia è lì a dimostrarlo, in quanto dopo ventisei anni abbiamo aiutato più di 500 bambini, ne abbiamo attualmente otto in affido che sono bravissimi, altri in diurno, scuole che ci propongono progetti da realizzare insieme, interlocutori attenti alla nostra voglia di migliorare la legge. Ai tempi di Gesù, non sapendo dove attaccarlo, lo criticavano sul fatto che i Suoi discepoli non digiunassero, al contrario di quelli di Giovanni. Così avviene oggi, si viene criticati per aspetti marginali che per nulla incidono sul buon lavoro svolto dagli uni dagli altri, ma è uno sport nazionale quello di attaccare per il gusto di trovare qualcosa che non va anziché collaborare serenamente per il bene del prossimo. Sulla nostra strada abbiamo trovato tante persone che non la pensavano come noi, qualcuno si è allontanato, ma altri hanno cercato un dialogo sui punti che potevamo avere in comune, l'amore per i bambini ad esempio, e su quei valori abbiamo camminato insieme. Impariamo tutti a cercare il bene nel prossimo e non il male che spesso è solo secondario. Tutti abbiamo dentro qualcosa di buono da condividere, cerchiamo nell'altro questo qualcosa e valorizziamolo, anziché criticarlo per altri aspetti magari per invidia o gelosia. |