Omelia (19-02-2013) |
Riccardo Ripoli |
Credono di venire ascoltati a forza di parole Nella politica vediamo tante persone che parlano, parlano parlano. Così pure in televisione, e in tante altre circostanze. Quale è il risultato? Che la gente è stufa di sentir parlare e passa da un politico ad un altro, da un partito ad un altro, cambia canale in continuazione per trovare qualcosa di interessante, qualcuno che agisca anziché parlare, qualcuno che abbia fiducia nel prossimo e con le sue opere trasmetta la richiesta dei suoi bisogni. Le parole alla fine fluttuano nell'aria, qualcuna arriva a destinazione, ma una su un milione, mentre le cose concrete, le azioni arrivano al cuore della gente con minor rapidità, ma con maggior efficacia. In questo periodo stiamo incontrando tanti politici perché è il momento in cui prestano maggior attenzione ai bisogni della gente e delle associazioni. Spesso, per motivi organizzativi, ci propongono incontri nella mattinata, ma cordialmente rifiuto perché non voglio essere uno dei tanti che li inonda di richieste e lamentele, ma voglio che tocchino con mano la nostra realtà, che guardino negli occhi i nostri ragazzi, si confrontino con loro, che facciano un esame di coscienza e capiscono che la politica non è una teoria filosofica di destra, centro o sinistra, ma deve essere la risposta ai bisogni concreti delle persone ed è per questo che bisogna lottare. Ammetto che tra i miei tanti peccati ho quello di essere un grandissimo chiacchierone perché in fondo, come tutti, spero che dicendo tanto, almeno una parte possa essere ascoltata, in un mondo dove tutti urlano per farsi sentire. Alle mie parole però unisco il lavoro di tutti i giorni, mio e di coloro che in silenzio dedicano la loro vita ai ragazzi senza apparire, senza urlare e spesso senza parlare, persone senza le quali l'associazione non esisterebbe. Sono loro, unitamente ai ragazzi, che voglio che i politici e le persone che a noi si accostano, possano vedere, ascoltando il loro silenzio, vedendo cosa hanno costruito. Il Signore ascolta il nostro cuore, legge nella nostra anima il desiderio di vivere, capisce le esigenze di ciascuno e ci sarà vicino per consolarci, sostenerci o donarci ciò di cui abbiamo bisogno, che non sempre è quello che crediamo di volere. Quando è che parliamo tanto? Quando non ci fidiamo delle persone che abbiamo dinanzi, quando reputiamo che non ci ascoltino, quando non confidiamo nel fatto che possano capirci attraverso uno sguardo, quando una parola di tristezza, delusione, amarezza non viene raccolta. Ma Dio non è come le persone che spesso non ascoltano prese dai loro problemi tanto da non vedere quelli degli altri, il Signore ascolta le parole non dette, i pensieri non palesati, le lacrime silenziose di chi nella notte si svegli con gli incubi e guarda il soffitto per ore. Lui è lì, vicino a chi soffre e non c'è bisogno di chiamarlo, di invocare il Suo aiuto, di gridare la nostra rabbia perché Gesù conosce tutto di noi e non saranno certo le nostre parole a cambiare il Suo giudizio nei nostri confronti, bensì le azioni che ogni giorno svolgiamo. |