Omelia (24-02-2013)
Gaetano Salvati
Commento su Luca 9,28-36

Come sempre, è difficile scorgere il significato del vangelo. Per riuscire a penetrare a fondo e a meditare la Sua Parola e, quindi, vivere in pienezza la vocazione cristiana, è indispensabile, come afferma san Paolo nella seconda lettura, che Cristo trasfiguri, trasformi, "il nostro misero corpo" (Fil 3,20), la nostra mente e il nostro cuore. Occorre, ora, che il Figlio ci parli per comprendere che da soli non bastiamo, non possiamo raggiungere Dio con la nostra volontà. Allo stesso tempo, il Signore ci invita ad essere collaboratori del Suo disegno di salvezza. L'Apostolo, infatti, usa l'espressione: "aspettiamo come Salvatore il Signore Gesù Cristo" (v.20). Il verbo aspettare non indica, certamente, rassegnazione all'opera di Dio, quasi che la nostra pigrizia sarà modificata, un giorno, in dinamismo di fede; ma, perseveranza nella Sua grazia che irromperà su di noi solo se rimarremo "saldi nel Signore" (4,1); se, ancora, abbandoneremo la nostra esistenza, come Abram, nelle mani dell'Altissimo.
La forza per proseguire il nostro cammino di uomini redenti, la consapevolezza per iniziarlo, è data dal Maestro. Egli, racconta san Luca, "mentre pregava", "cambiò d'aspetto" (Lc 9,29), divenne sfolgorante (v.29). È chiara l'importanza della preghiera: la condizione indispensabile del credente per rimanere in contatto con Dio, per affidare la sua vita nelle mani dell'Onnipotente, per giungere ad individuare nelle difficoltà dell'esistere quotidiano i segni della Sua presenza, e testimoniare all'altro, a chi non conosce l'Amore, che il Salvatore non abbandona mai l'uomo nelle tenebre. A riguardo, colpisce un episodio riportato da san Luca. Si narra che gli apostoli, dopo aver notato che Gesù cambia d'aspetto e conversa con Mosè ed Elia (v.30-31), elemento, quest'ultimo, che colloca Cristo al vertice dell'Antica Alleanza, si addormentano, "oppressi dal sonno" (v.32). Quando "si svegliarono, videro la sua gloria" (v.32). Cosa esprime questo versetto? I tre apostoli erano stati scelti dal Signore perché potessero essere partecipi del regno di Dio; eppure, forse per la stanchezza, per la loro superficialità nel cogliere l'occasione di vedere la gloria fatta persona, il Silenzio del Padre divenuto discorso per risuonare nei secoli (v.35), non erano desti. Al risveglio, però, hanno comunque trovato Dio: era li, ancora con loro.
E a noi, cosa dice questa vicenda? Nel Suo sacrificio, il Signore Gesù vuole conversare con ogni creatura; a tutti è rivolta la Parola di salvezza, nessuno è escluso. Come per i tre apostoli, anche a noi Dio riserva un luogo per stare in intimità con Lui: la partecipazione ai sacramenti, viverLo con sincerità nelle gioie e nelle avversità del tempo. In altre parole, desidera manifestarsi, delicatamente, nella nostra storia. A quanti Lo accolgono è destinata, adesso e nell'eternità, la visione del Suo volto. Ma vi è una notizia, ancora più bella: il Signore non si stanca di noi, vuole sempre trasformarci in uomini e donne nuove, nonostante i nostri limiti e difetti. Anche noi, difatti, spesso ci addormentiamo, non riusciamo a vedere ciò che Dio compie per noi. Però, il Pastore supremo continua a convocarci, a radunarci intorno a Lui. In questo lieto annuncio, è nascosto il nostro coraggio a superare le angosce e ad affidarci al Suo Amore libero e assoluto verso di noi. Amen.