Omelia (23-05-2004)
padre Gian Franco Scarpitta
Le parole della fede

Gli apostoli restano a guardare il cielo, mentre Gesù ascende per rientrare nella sfera dl divino assoluto. Lo osservano attoniti e pieni di sgomento e non è da escludersi che abbiano anche provato senso di smarrimento e carenza nella fede; che cioè abbiano subito un momento di tutubanza e di apprensione per il quale avessero mancato di credere nella certezza che Gesù sarebbe stato sempre con loro così come aveva promesso, e soprattutto che sarebbe, un giorno, ritornato. Non per niente l'intervento della visione angelica è tempestivo: "Perché restate a fissare il cielo... Ritornerà, così come lo avete visto ascendere".
Che abbiano mancato di fede è quindi probabile.
In tutti i casi, loro restavano lì, a guardare e ad ossessionarsi per la scomparsa fisica del loro Signore.
Questo è un fenomeno che ci riguarda tutti, giacché siamo avvini nella cultura della materia e del tangible, per la quale la nostra consolazione è effettiva solo quando possiamo... toccare con mano, esperire. C'è per esempio chi vorrebbe recarsi un po' nell' Aldilà per accertarsi che i nostri defunti vivano davvero in eterno e non si tranquillizza fontanto che non riceve un segno di conferma esteriore e soprannaturale. E' stata mia esperienza diretta quella di aver conosciuto genitori di giovani prematuramente scomparsi per i quali nessuna importanza (quasi) avevano le parole di conforto realtive alla speranza e alla certezza della gioia eterna dei nostri cari defunti chiamati alla dimensione piena della vita eterna, né trovavano coraggio nelle parole della fede e della Scrittura: si consolavano solo avendo l'illusione effimera di ricevere messaggi dai loro figli dall'Aldilà.
Ma non sono solo questi gli esempi di smarrimento e crisi di fede che caratterizzano il nostro cristianesimo; le circostnze in cui si vuol credere solo dopo aver visto o aver avuto certezze e prove materiali interessano vari campi e dimensioni del vissuto. Insomma, sussiste la logica del "provare per credere". Sarebbe cosa troppo semplice però essere assecondati sotto questa logica, giacché non si avrebbe modo di coltivare la speranza e la virtù, cose che richiedono infatti anche un certo impegno; né si avrebbe l'opportunità di trovare da noi stessi le ragioni del nostro vivere e sperare.

L'Ascensione di Gesù allora capita a fagiolo. Ci invita infatti a riscoprire che la vera consolazione consiste non in prove certe e matematiche o nella presunta visione di immagini o segni, ma piuttosto nell'apertura del cuore a quello che è il mistero, nell'affidarsi libero e spontaneo a Dio in tutte le circostanze non in virtù di manifestazioni soprannaturali ma in forza di quanto Egli stesso ha rivelato nella sua Parola. In modo peculiare oggi noi siamo invitati a credere - cioè ad accogliere e ad accettare- che Lui è asceso al Cielo; il che non vuol dire che ci abbia abbandonati ma che la sua compagnia resta sempre effettiva e duratura sia pure sotto altri aspetti. Quali? Quelli della Sua presenza "in due o più persone riunite nel suo nome", così come Lui aveva detto, della presenza ineffabile e certa tutte le volte che Lo preghiamo e meditiamo la Sua Parola e soprattutto la presenza invisibile sotto i segni visibili, cioè i sacramenti. Attraverso tutti questi mezzi di grazia non possiamo non percepire che il Signore guida le sorti dell'umanità e sopratto continua ad esercitare la sua missione salvifica nella persona dei suoi membri e dei suoi apostoli, nella direzione della salvezza di tutto il genere umano.

Se ci facciamo caso, le parole della fede sono agenti di incentiva alla vita e alla speranza e di incoraggiamento per il semplice fatto che le si accetta senza discussioni e senza pretestuose conferme; ad esse cioè si crede e basta e questo apporta tutta quella serenità di spirito che è impossibile ad ottenersi allorquando si cercano a tentoni prove o segni visibili. Un miracolo, un gesto, un messaggio... se ti consolano davvero, ciò avviene solo per un istante, non per tutta la vita!!
Non si vuole qui negare che possano aver luogo nella vita della Chiesa anche fenomeni soprannaturali quali le apparizioni mariane o altro di miracoloso, né che questi possano essere di supporto alla vita di fede e di speranza (quando sono legittimamente approvate) ma si vuole affermare con forza che in tutti i casi si tratta sempre di fenomeni di importanza del tutto secondaria, dovendo npoi attribuire primaria rilevanza la Parola di Dio e la centralità del Mistero Gesù Cristo!
Condizione poi per cui determinati fenomeni risultino attendibili è che siano in grado di trassformare DAVVERO la vita della persona orientandola al Signore: quanta gente, infatti, affema di avere visioni e apparizioni eppure resta insensibile ai sacramenti e alla carità operosa? Sempre per esperienza dretta posso affermare che non sono pochi i casi in cui un presunto messaggio della Madonna sia più importante della Santa Messa o della Confessone (pazzesco)! Del resto lo stesso Gesù indirettamente aveva predetto che "Se non ascoltano Mosè e i profeti, neppure se uno resuscitasse da morti si ravvederebbero." Per dire che efficace è solo la Parola di Dio!!!

Da ultimo, nella misura in cui saremo satati capaci di percepire nella fede la presenza effettiva di Cristo Asceso, saremo anche in grado di vederlo nuoavamente in forma visibile quando Lui ritornerà. Cioè alla fine della storia, quando vi sarà non solo un giudizio ma un incontro a braccia aperte con Colui che sarà stato il Signore dei nostri giorni.