Omelia (25-02-2013)
Riccardo Ripoli
Siate Misericordiosi

La misericordia è frutto di un sentimento, l'empatia con altre persone, il mettersi al loro posto.
Misericordia letteralmente significa avere compassione per gli altri dentro il nostro cuore. Non un sentimento di pietà verso qualcuno che consideriamo inferiore, anzi è un immedesimarsi in qualcuno che vediamo uomo come noi, nostro fratello. Vedere le sue sofferenze ci fa guardare dentro l'anima, ci fa capire quanto si è fortunati nell'avere tante cose più degli altri, nell'aver avuto una famiglia che ci abbia amato, una cultura che ci ha dato dei valori, una casa, una tavola imbandita, una buona salute, persone care che lotterebbero per noi fino alla morte, e se ci riflettiamo non riusciamo a capire perché a noi è stato dato tanto e ad altri così poco. E se fosse stato il contrario?
A me capita ogni giorno di fare delle cose naturalissime, come ripararmi dal freddo e dalla pioggia, lavarmi facendo una bel bagno caldo al mattino, scegliere cosa mangiare ed alzarmi da tavola sempre sazio, indossare il vestito che più mi aggrada, correre, giocare con i miei ragazzi, ed in questi momenti penso a chi dorme fuori al freddo e alle intemperie, a chi non può lavarsi, a chi mangia quando può ciò che trova o che elemosina, a chi indossa ogni cosa che gli viene donata o che trova ad un cassonetto, a chi non può correre perché paralizzato o senza forze, a chi no ha nessuno con cui giocare o condividere un solo momento della sua giornata.
Provate a pensarci anche voi, immedesimatevi in queste persone, avvicinatevi a loro e guardate nella loro anima attraverso i loro occhi. Vedrete tanta sofferenza, capirete il perché a volte di tanto odio, di comportamenti squilibrati. Se capitasse a voi di dover elemosinare un pezzo di pane, o di non avere una casa dove rifugiarvi o persone amiche come vi comportereste? Il Signore ha distribuito i Suoi doni tra gli uomini, il come ed il perché sono un mistero che solo Lui conosce fino in fondo. Possiamo ragionarci per tutta la nostra vita, pensare che al povero, all'emarginato abbia dato di più che a noi perché la sua sofferenza è già una conquista della vita eterna, ma sono ragionamenti umani e solo quando saremo alla presenza di Dio, forse, capiremo il vero motivo. Oggi siamo su questa terra e dobbiamo fare i conti con la nostra coscienza, dobbiamo guardare la sofferenza delle persone che incontriamo e capire cosa provano. capita spesso che quando un attore deve interpretare un personaggio si cali nella parte ancor prima di recitare cercando di vivere come ha vissuto quella persona, cercando di rassomigliare a lui anche nell'aspetto, nella gestualità, nel modo di vestire e di mangiare, nel relazionarsi agli altri. Cerca in altre parole empatia con la sua anima. E' così che si può cominciare a capire cosa provi quell'uomo ogni giorno, quali ostacoli deve affrontare ogni giorno, di quanto aiuto abbia bisogno per svolgere funzioni vitali per noi del tutto naturali.
Ricordo sempre ai miei ragazzi di non giudicare le persone perché dietro a loro c'è un mondo a noi sconosciuto, un passato impossibile da immaginare, una cultura figlia di una storia complessa e intricata. Possiamo giudicare il peccato, ma non il peccatore che dobbiamo sempre e comunque amare, anche dovesse sbagliare cento volte al giorno. Non dobbiamo condannarlo, relegarlo ad una vita lontano da noi, anzi dobbiamo dargli parte di noi, parte del nostro tempo, delle nostre risorse, del nostro cuore perché ogni persona ha diritto ad essere amata, anche il più crudele degli assassini. Facile? Certamente no, ma tutte le storie hanno un inizio e l'allenamento non finisce mai. Si inizia così dal poco, dal donare pochi centesimi al povero che tende la mano, per poi proseguire con un sorriso ogni mattina alla donna che spinge un carrello del supermercato con dentro tutta la sua vita, a scambiare qualche parola con uno zingaro fuori dalla chiesa. Un passo alla volta ed un giorno potremo amare ogni nostro fratello, anche colui che ci ha fatto del male.
Il Signore fa così con noi, non ci condanna per i nostri peccati, perché se così fosse ditemi chi supererebbe l'adolescienza senza essere bruciato vivo. Dio con noi non perde mai la speranza ed è sempre pronto a guardare nella nostra anima, a perdonare ogni nostro errore, ad esserci amico e sostegno per ricominciare ogni volta, anche se sbaglieremo di continuo.
Come potremo chiedere il perdono di Dio e degli altri se non siamo noi i primi a perdonare?