Omelia (03-03-2013)
Riccardo Ripoli
Vedremo se porterà frutto per l'avvenire

Davanti ad una persona che si comporta male nei nostri confronti siamo pronti a perdere la pazienza, ad arrabbiarci, ad alzare la voce. Subito giudichiamo e spesso mettiamo un muro a quella persona legandoci al cuore il torto subito e non dandogli la possibilità di cambiare e rimediare. Il consumismo nel quale siamo inseriti oggi ci porta a buttare ogni cosa che non funziona e facciamo così anche nei rapporti. Davanti ad una lite ce ne andiamo e sbattiamo la porta in faccia al dialogo, e cosa otteniamo?
E' già difficile instaurare un rapporto significativo, sia esso di amore o di amicizia, ma davanti ad un problema tendiamo a chiuderlo con una facilità estrema, anche se abbiamo impiegato anni a costruirlo. E' un po' come incendiare un bosco di querce secolari, poche ore per distruggere il lavoro che la natura ha fatto in centinaia di anni. Ma in nome di cosa facciamo questo? In nome di cosa soffriamo e facciamo soffrire? Perché è più facile chiudere una porta andandosene piuttosto che tenerla aperta con il dialogo quotidiano fatto di alti e bassi, lacrime e sorrisi. Oggi sembra che siamo tutti pieni di orgoglio ed ogni onta debba essere lavata con gesti estremi, ma non ci è forse stato insegnato che la pazienza è la virtù dei forti? Non stanno forse i pescatori ore ed ore al freddo nell'attesa della preda? Non sono forse pazienti i genitori davanti alle intemperanze di un bambino? Che ne sarebbe di loro se rifiutandosi di imparare un insegnamento venissero allontanati dalla propria famiglia?
A tutto ovviamente c'è un limite, ma il Signore è molto paziente nei nostri confronti ed anche noi siamo chiamati a sopportare gli abusi e le cattive azioni degli altri. Anzi, siamo chiamati a zappare il terreno, a smuovere le radici, a concimare quell'albero che oggi si rifiuta di dare frutti, ma che un domani, grazie anche alla nostra azione, potrebbe produrre e darci grandi gioie.
I tanti ragazzi che sono passati dai nostri cuori hanno ricevuto tanto amore ed affetto, ma non tutti lo hanno recepito subito. Con qualcuno è bastato esserci, con altri le discussioni erano all'ordine del giorno, ma non abbiamo mai desistito cercando sempre di donare loro tutte le cure che ritenevamo essere necessarie alla loro buona crescita affinché un domani potessero produrre frutti da spendere nella loro vita.
Se in certi casi non ci siamo riusciti, non ci arrendiamo perché è dovere di tutti noi migliorare la vita del prossimo se abbiamo le possibilità per farlo. Chi si occuperà di bambini, chi di anziani, altri di carcerati o drogati, ma tutti siamo chiamati a zappare la terra vicino a questi alberi che per vari motivi hanno smesso di produrre perché il loro ritorno alla vita sarà un valore aggiunto per tutta la società, così come recuperare un figlio che ha sbagliato strada sarà una gioia per tutta la famiglia.