Omelia (28-02-2013)
Riccardo Ripoli
Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi

In ventisei anni di Associazione abbiamo raccontato ad ogni persona che abbiamo incontrato, ad ogni conferenza alla quale abbiamo partecipato, ad ogni evento che abbiamo organizzato la pena di tantissimi bambini che soffrono all'interno delle loro stesse famiglie per i maltrattamenti, gli abusi, la mancanza di amore da parte di adulti che nessuno ha amato quando erano bambini. Tanti sorrisi compiacenti, ma quanti ci ascoltano? Quanti valutano l'idea di prendere un bambino in affido? Quanti si incamminano sul sentiero dell'accoglienza? Purtroppo pochi. Alcuni avranno sicuramente delle impossibilità oggettive, come l'età avanzata o i figli troppo piccoli, ma gli altri? Quanti preferiscono andare all'estero a prendere un bambino in adozione, pagando tantissimo denaro che potrebbe servire a costruire case ed ospedali anziché finire nelle tasche di varie organizzazioni, piuttosto che rivolgere lo sguardo alle necessità della famiglia della porta accanto. Ma di cosa avete paura? Che vi tolgano il bambino dopo qualche anno? Pensate a quanto egoismo è implicito in questa frase. La paura di soffrire in futuro, cosa nemmeno certa visto che molti bambini in affido poi restano nelle famiglie affidatarie anche dopo la maggiore età, quando il bambino tornerà a casa dai suoi genitori, cosa che avverrà solo se la situazione familiare sarà migliorata al punto da permettere il rientro del figlio. Ma vi rendete conto che voi, adulti, con una famiglia serena, con un passato tranquillo senza abusi e privazioni, lasciate che un bambino muoia ogni giorno perché avete paura di un po' di sofferenza (che tale non è se ci mettiamo nella giusta ottica di aiutare non solo un bambino, ma anche la sua famiglia, anzi, non potete nemmeno immaginare quanta gioia possa darvi un bimbo in affidamento). Nel Vangelo si parla del ricco che mangiava a crepapelle e non dava ai poveri nemmeno le briciole. Magari per molti di voi Dio nemmeno esiste, ma se esistesse? Se una volta passati a miglior vita vi trovaste di fronte il Signore? Se vi dicesse "Hai fatto una bella vita, hai lasciato che altri subissero violenze di ogni tipo per non soffrire, adesso è il tuo turno, accomodati pure nella sofferenza eterna", non varrebbe la pena non rischiare? Ma a quanti credono dico di aprire il Vangelo, di leggere la pagina dove si parla dell'uomo ricco e del povero Lazzaro, di ascoltare Gesù quando parla dei bambini con quanto amore lo fa', di meditare sulla frase "Chi avrà dato da bere anche solo un bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli, non perderà la sua ricompensa".
Quanti di voi pur potendo accogliere un bambino non lo fanno? Eppure il messaggio di Dio è forte e chiaro, non si potrà dire un giorno "non lo sapevo, non avevo capito".
Purtroppo non c'è peggior sordo di colui che non vuole sentire e, dice il Vangelo, "nemmeno se uno resuscitasse dai morti lo ascolterebbero".
Non siate sordi alle richieste di aiuto che silenziosamente si levano dai cuori dei bambini maltrattati.
Se non potete accoglierli, almeno supportate con la vostra presenza prima che con il vostro denaro, chi è in prima fila per aiutarli. E' facile tacitare la propria coscienza facendo una donazione o firmando per il cinque per mille, è cosa che è apprezzata e necessaria, ma da sola non basta, bisogna combattere in prima fila, rimboccarsi le maniche e mettersi davanti al problema per sconfiggerlo, magari anche solo parlandone, sarebbe già qualcosa.