Omelia (05-03-2013)
Riccardo Ripoli
Perdonerete di cuore al vostro fratello

Come cambierebbe il mondo se imparassimo a perdonare "di cuore".
Spesso si vedono mani che si stringono, grandi sorrisi, parole di circostanza, ma il pensiero è legato a sentimenti di odio, di chiusura verso il nostro interlocutore. Avviene a tutti i livelli, in politica in special modo, ma spesso anche nelle nostre stesse famiglie. Il perdono, ci dice Gesù nel Vangelo, non è vero perdono se non viene dal cuore. Quante volte ognuno di noi avrà detto "perdono, ma non dimentico". E' molto umano, ma non è vero perdono, è solo un tentativo di mandare avanti un rapporto che si arenerà prima o poi se i risentimenti non verranno appianati, chiariti e sopratutto perdonati.
A me risulta molto facile perdonare chi mi fa un torto perché il Signore mi perdona da sempre ogni cosa che faccio e non c'è da meravigliarsi, non farebbe così ogni buon genitore nei confronti del proprio figlio che sbaglia ogni giorno? Come potrei non perdonare quando io sono il primo dei peccatori che riceve dal Signore ogni bene pur non meritandoselo?
Mi fanno ridere i politici di oggi, tutti pronti ad insultarsi, a prendersi in giro, a rifiutare il dialogo. Ognuno che grida la propria vittoria cercando di imporsi sugli altri. Ma chi ci rimette? Il cittadino, la nazione. Non sarebbe più semplice mettersi tutti ad un tavolo e cercare i punti in comune anziché litigare? Tutto parte dal perdono, non quello di circostanza per avere maggior consenso tra la popolazione, ma quello che proviene dal cuore. Se una persona è capace di perdonare l'altro per i torti subiti o presunti tali avrà un animo ben predisposto al dialogo che potrà servire a costruire un futuro migliore per tutti. Se invece si proverà a fare un governo con i presupposti del litigio, del rivangare vecchi rancori, nel voler primeggiare e non lasciare spazio agli altri, chi ci rimetterà saremo tutti noi.