Omelia (30-03-2013)
padre Lino Pedron


L'uomo pensa che la morte ponga fine a ogni speranza. La risurrezione, di conseguenza, non può che suscitare incredulità o ilarità (At 17,32; 26,24). Ai sadducei, che non la ritenevano possibile, Gesù aveva detto: "Non siete voi forse in errore, dal momento che non conoscete le Scritture né la potenza di Dio?" (Mc 12,24). La risurrezione è indeducibile da qualsiasi premessa umana: è rivelata a chi conosce la promessa e la potenza di Dio (20,27-40). È la realizzazione piena della salvezza di Dio. Egli non vuole la morte. Ha creato l'uomo per l'immortalità (Sap 11,26). Tutta la creazione, insieme con noi, è destinata alla risurrezione, espressione piena della nostra verità di figli di Dio (Rm 8,19-23).
Per questo non siamo "come gli altri che non hanno speranza" (1Ts 4,13) oltre la morte. "Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini" (1Cor 15,13-14).
Con la risurrezione di Cristo e degli uomini sta o cade il senso stesso della nostra fede. Essa infatti è esperienza del Cristo risorto. Luca insiste particolarmente sulla corporeità della risurrezione, perché l'ambiente culturale ellenistico al quale si rivolge la ritiene impossibile e addirittura disdicevole.
Il sepolcro è la bocca della morte che divora tutti e si chiude su tutti. Ma la pietra del sepolcro è rotolata via. L'ultima a morire non è la speranza, che muore subito, ma la certezza della morte, che costituisce la principale difficoltà a riconoscere il Risorto.
Il sepolcro vuoto è un dato fondamentale. È una condizione della fede pasquale. Il sepolcro vuoto di Gesù uccide la certezza più certa dell'uomo. Il mistero della morte, che si tramuta in vita, spiazza ogni possibile ragionamento. Il fatto non ha alcuna spiegazione.
Qui si inserisce l'annuncio che viene da Dio e che solo è in grado di far comprendere ciò che è accaduto. Questi due annunciatori continuano l'opera dell'angelo dell'annunciazione, che troviamo all'inizio del Vangelo: annunciano l'azione "impossibile" di Dio, che mantiene la sua promessa.
Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi, poiché tutti vivono per lui (20,38). Cristo non è tra i morti, ma tra i vivi e cammina con loro (vv. 13-35). Il sepolcro vuoto volge la nostra mente in una direzione nuova e sorprendente.
L'annuncio pasquale: "Non è qui. È risorto!" ci fa comprendere perché Cristo non è lì nel sepolcro, ma nello stesso tempo, ci rimanda altrove per incontrarlo. Il "ricordo" delle parole di Gesù è il principio di ogni incontro con lui. Il racconto del vangelo, strutturato attorno al "memoriale" eucaristico, è questa "anamnesi" trasmessa fino a noi, di ciò che Gesù ha fatto e insegnato (At 1,1). È la luce per vederlo e per riconoscerlo come risorto.
Il v. 7 è il nocciolo del kèrigma evangelico, la sintesi di tutto quello che Gesù ha fatto e detto."Le donne si ricordarono delle parole dette da Gesù". Questa frase ribadisce l'importanza del ricordo di Gesù. Per questo Luca ha scritto il Vangelo.
Le donne, come ricevono, così trasmettono l'annuncio al quale hanno creduto. Sono il prototipo del credente. Tutti i credenti arrivano all'incontro pieno con il Signore risorto attraverso l'annuncio e il ricordo del Signore che ce lo spiega.
Questi nomi sono le firme dei testimoni. Notiamo che sono tutte donne. Nella cultura ebraica non erano abilitate a testimoniare. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato (1Cor 1,28) e ha scelto la pietra scartata come testata d'angolo (20,17 = Sal 118,22).
L'annuncio di Pasqua è assurdo per tutti: ancor prima che a quelli di Atene (At 17,32), agli apostoli stessi. Anche Festo griderà a Paolo, che annunciava il Cristo risorto: "Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello" (At 26,24). L'incredulità è un passaggio obbligato per giungere alla fede. Nel brano seguente vedremo il cammino dall'incredulità alla fede. Anche Pietro fa lo stesso cammino delle donne. E anche lui constaterà la medesima realtà: "Non è qui!". Il sepolcro vuoto azzera per tutti e per sempre ogni sicurezza di morte e mette davanti a quel mistero che solo l'annuncio può rivelare.