Omelia (10-03-2013) |
Omelie.org (bambini) |
Il Vangelo di oggi è bellissimo. Sono certa che l'avete sentito ancora, ma spero che siate stati super attenti perché ci fa capire bene bene com'è il nostro Padre del cielo! Certamente voi sperimentate che non c'è bene più grande di quello che vi vogliono i vostri papà e le vostre mamme, ma sentite che cosa c'è scritto nel libro del profeta Isaia: "Anche se una donna si dimenticasse del suo bambino, io invece non ti dimenticherò mai". E questa è Parola di Dio! Io credo che per noi queste parole siano motivo di una gioia senza fine. Quello che scrive Isaia è oggi confermato dalla parabola che Gesù racconta agli scribi e ai farisei che mormoravano sul suo comportamento, secondo loro, troppo aperto a tutti, anche ai peccatori e ai pubblicani (questi ultimi erano esattori delle tasse da cui ricavavano ingiusti guadagni; il loro modo di vivere era inoltre peggiorato dal fatto che alcuni usavano le grandi somme che accumulavano per praticare l'usura; essendo poi molto ricchi, spesso si abbandonavano a lussi esagerati e a comportamenti non corretti). Ecco, Gesù mangia con i pubblicani ed i peccatori... che scandalo per i farisei e gli scribi! Ed il nostro Maestro, in risposta, racconta loro di un uomo che aveva due figli... Sono certa che avete capito tutti che quell'uomo è Dio, il nostro Padre del cielo! Se siete state bene attenti, vi siete sicuramente resi conto che, nella parabola, la figura più importante è questo padre. Come si comporta nei confronti del figlio minore? Beh... io non so se i papà di questa terra, nonostante tutto l'amore per i propri figli, si sarebbero comportati così! Certamente avrebbero riaccolto in casa il loro ragazzo, ma prima si sarebbero arrabbiati, lo avrebbero rimproverato, avrebbero preteso delle spiegazioni, gli avrebbero tenuto il broncio per un bel po'... MA DIO NO!!! Non fa il papà ferito, offeso, che vuole una rivalsa. Egli non cessa mai di voler bene al figlio e continua ad aspettarlo. Dimentica tutto, non fa pagare niente, prepara l'incontro e... semplicemente ama. A lui non interessa che gli abbia distrutto metà del patrimonio guadagnato con fatica! Quello che lo fa stare male è il fatto che questo suo figlio sia lontano. E, quando lo vede, gli corre incontro senza aspettarlo e si commuove e soffre con lui per quello che il ragazzo ha vissuto, e gli si getta al collo e lo bacia! Che cosa provate voi quando la mamma e il papà vi baciano? Il bacio è il segno dell'affetto più grande, è segno di tenerezza, di condivisione, di perdono. Il bacio è un modo per dire tutto senza parole. Il bacio di questo padre è il modo per cancellare il passato del figlio scapestrato in maniera definitiva e totale: il padre non lo ama per quello che vale, lo ama e basta. E non gli lascia nemmeno il tempo per finire il discorso, perché la sua riconoscenza viene prima. "Ma quale riconoscenza - penserete voi- dopo tutto quello che il ragazzo ha fatto!". E' riconoscente perché il figlio era morto ed è risuscitato, era perduto ed è stato ritrovato. E' sempre stato suo figlio, anche quando era andato via di casa, sentita dal giovane come una prigione, è sempre stato suo figlio anche se lui, il papà, era stato visto come un padrone e non un padre, anche quando, con la richiesta dell'eredità, era stato considerato come morto... Ecco chi è Dio, bambini! Un padre che Gesù vuole far conoscere con la sua straordinaria accoglienza nei confronti di tutti coloro che sbagliano, che commettono qualche colpa, un padre misericordioso che vuole fare festa quando un peccatore si converte. Gesù, infatti, dice: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati", e non parla delle malattie del corpo ma di quelle del cuore. Lui è venuto per guarirci, per far sì che la nostra vita sia bella, gioiosa, in pace, Lui è venuto per dirci che il Padre ci ama come ha amato il figlio della parabola: senza condizioni. Anche noi, allora, come il figlio minore, quando capiamo di avere sbagliato dobbiamo riaprire il nostro cuore che si era chiuso al bene e, coscienti della nostra piccolezza ma sicuri del suo amore, dobbiamo tornare a casa. Vediamo, prima di tutto, cosa significa per noi andare via da casa. Significa credere di non sbagliare mai, essere cocciuti, volere sempre tutto e più di tutto, non ascoltare, non guardarsi dentro, pensare che siano solo le cose a farci felici, farsi abbindolare dalle tante pubblicità che ci mettono sugli occhi fette di prosciutto, essere concentrati per troppo tempo su computer, videogiochi, TV, facebook, desiderare semplicemente la "bella vita", non rivolgerci a Dio con la preghiera, non avere lo sguardo rivolto agli altri... e questo elenco potrebbe continuare. E che cosa significa, allora, tornare a casa? Convertirsi, cambiare modo di vita. Significa andare dove ci vuole portare il Signore, cioè a casa sua. Con Dio si sta bene perché, dove abita lui, ciò che conta è solo l'amore: amore ricevuto ma anche amore donato. E dove è la sua casa? In qualsiasi luogo in cui noi ci impegneremo a mettere in pratica le parole di Gesù. E poi, un giorno, abiteremo la casa del cielo e lì il Signore metterà anche a noi la veste più bella, l'anello al dito e i calzari! Segni che dicono: tu sei e sei sempre stato mio figlio! Sono proprio questi, infatti, i segni che il padre della parabola fa indossare al figlio minore. E comincia la festa. Chissà quanti figli scapestrati ci sono nel mondo e chissà quante feste fa il Padre del cielo! Ma è proprio questo il modo di amare di Dio:"Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore pentito, che per novantanove giusti...". E il figlio maggiore? Giudica ed è invidioso. Anche noi spesso siamo così. Quante volte ci sembra che gli altri, che a nostro parere meritano meno di noi, abbiano invece più di noi! "Come mai quel mio compagno che è meno bravo di me, ha preso un voto più bello di me? Non è giusto!". "Non è giusto"... sono tre parole che diciamo spesso tutti. Perché siamo così diffidenti, inquieti, sospettosi, criticoni e vediamo solo quello che gli altri hanno, senza vedere tutto quello che abbiamo noi? Il figlio maggiore pensa: "Se mio fratello, peccatore, è trattato in quel modo, a cosa serve essere giusti?". Questo figlio era sempre stato col padre, aveva sempre avuto tutto, aveva sempre avuto il suo amore... ma non se n'era mai accorto! Anzi, per lui era stato un dovere faticoso stare col padre, un peso. Questo figlio è proprio come gli scribi e i farisei che mormorano perché Gesù mangia assieme ai peccatori... Ed il padre lo prega di partecipare alla festa, vuole che riscopra la bellezza di essere figlio e di essere fratello. Ma non sappiamo se è entrato... Voi sareste entrati? Concludo con una preghiera di Tonino Lasconi che ci aiuta ad aprire bene bene gli occhi per camminare sulla via che ci ha indicato il Padre nostro che è nei cieli. Ci impegniamo a metterla in pratica in questa settimana? Tu ci perdoni sempre. Tu ci dai sempre la possibilità di essere nuovi e di ricominciare da capo. Allora anche noi dobbiamo perdonare agli amici che ci lasciano, a quelli che parlano male di noi, a quelli che non mantengono gli impegni presi insieme. Tu ci perdoni sempre. Allora nessuno deve mai «chiudere» con un fratello. Mai disperare che il bene la spunti sui difetti. Allora mai dobbiamo aspettare che incomincino gli altri. Tu ci perdoni sempre. Allora nessuno di noi deve mai stancarsi di ricominciare, di ridare fiducia, di risalire la china delle delusioni. Tu ci perdoni sempre e non ti stanchi mai di noi. Commento a cura di Maria Teresa Visonà |