Omelia (06-03-2013)
Riccardo Ripoli
Sono venuto per dare compimento

Se facciamo un dono a nostro figlio pensiamo alla cosa più bella che possa essergli utile e nel contempo fargli piacere. Giriamo vari negozi, guardiamo su internet, parliamo con lui per capire meglio senza farci scoprire, scriviamo un biglietto mettendoci il cuore, prepariamo una confezione regalo che dia subito la gioia del dono e poi? Poi gli consegniamo il dono, aspettiamo che lo apra, speriamo che gli piaccia, che ne capisca l'utilità e che ci ringrazi. Mi sembra legittimo e normale.
Ma tutto ciò da solo non basta e non sempre il dono è gradito o capito.
Da buon genitore si deve essere vicino al figlio per insegnargli ad apprezzare il dono che ha ricevuto e saperlo utilizzare al meglio senza che lo rovini o si faccia male. Non sarebbe da buon papà o buona mamma consegnare e poi dire "se ti piace bene, altrimenti chi se ne importa". Ed allora con pazienza, talvolta con fatica dopo una giornata di duro lavoro, ci si mette a giocare con lui, si usano termini a lui conosciuti per spiegargli la bellezza del dono che ha ricevuto, ed ogni volta che fa un passo nella direzione giusta per noi è un momento di grande gioia, ma quando sbaglia sappiamo che per riuscire dovrà tentare e ritentare più volte, cadere per poi rialzarsi, magari ferirsi e spetterà a noi medicarlo ed incoraggiarlo a ritentare, anche quando lo sconforto avrà preso su di lui il sopravvento.
Non fa così Dio con noi?
Ci ha fatto un grandissimo dono, la vita eterna ed il Suo desiderio più grande è quello di vederci felici in Paradiso con Lui, ma per poterci arrivare bisogna capire le regole della vita su questa terra, i principi che ci ha insegnato, le regole del gioco.
Dopo averci fatto il dono della vita ci ha scritto un bellissimo biglietto pieno di amore, la Bibbia, per dirci quanto siamo importanti per Lui. Poi ha confezionato il tutto con una bellissima carta regalo dandoci un mondo intero pieno di colori, suoni, odori, gusti da assaporare.
Ma tutto questo non bastava perché noi potessimo assaporare in pieno il dono che ci aveva fatto, così è venuto in mezzo a noi per spiegarci i valori ed i principi su cui si basa il gioco della vita. Da allora non ci ha mai abbandonato, ci è sempre stato vicino, ci ha dato con il Vangelo il manuale di istruzioni da seguire e meditare, pronto a rispondere a tutte le nostre domande e i nostri dubbi durante la partita. Il bello di questo gioco è che tutti possiamo vincere, ogni persona che arriva al traguardo è un vincitore e merita lo stesso premio di tutti gli altri, ma purtroppo non tutti vinciamo, qualcuno perde di vista lo scopo del gioco e pensa che la carta regalo sia il dono, pensa che le cose terrene siano le uniche cose che possano dare la felicità e si inebria del luccichio di quella bellissima carta regalo, senza accorgersi poi che l'uomo ha provveduto a sciuparla e a sostituirla con una carta che all'apparenza può sembrare ugualmente bella, ma che è viscida, oleosa, nociva. Sono i piaceri della vita costruiti dall'uomo per l'uomo: la droga, il sesso, il potere, il denaro.
Ritroviamo nel cassetto la carta regalo che ci ha donato Dio, la natura, il profumo del mare, la gioia di un refolo di vento primaverile e gioiamo del grande dono della vita che il Signore ci ha fatto mettendocela tutta per vincere, senza sopravanzare nessuno, ma con la certezza di un bellissimo premio se arriveremo puliti alla fine del percorso, fiduciosi nel Padre che ci aiuterà a rialzarci e ripulirci se cadremo, anche se ciò accadesse mille e mille volte.