Omelia (12-03-2013)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Ezechiele 47,8

Queste acque [...] sfociate nel mare, ne risanano le acque.
Ez 47,8


Come vivere questa Parola?

Acqua sorgente di vita, mare immagine dell'esistenza con i suoi imprevisti le sue minacce. E tra queste due realtà l'uomo con l'arsura che da sempre lo tormenta.

Pensiamo all'episodio riportato dal libro dei Numeri 20,1-8. Lo sguardo spazia su un deserto che si estende sconfinato sotto un sole implacabile: roccia nuda, sabbia sottile per cui l'acqua è solo un miraggio illusorio che non solo non disseta, ma cancella la stessa speranza di un'onda ristoratrice. Ed ecco Dio intervenire con una polla di acqua sorgiva che sgorga inattesa dalla roccia.

Con Ezechiele lo scenario cambia: non il deserto ma il mare, non una roccia, ma il tempio l'altare. La realtà sottesa ad entrambi gli episodi è tuttavia la stessa: Cristo è la roccia, il tempio, l'altare dal cui costato trafitto prenderà a scorrere quell'onda vivificante che, entrando nel mare aperto della storia in forza dell'incarnazione, ne risanerà le acque. Chiunque avrà il coraggio di immergersi in esse, dando credito alla parola di Dio, ritroverà la capacità di camminare, prendendo su di sé "la barella" su cui era inchiodato dalla propria infermità: non più succube delle negatività che prima ne impastoiavano il passo, ma signore, capace di dominarle trasformandole da pesi opprimenti in croci che, unite a quella di Cristo, possono aprire strade luminose di salvezza per se stesso e per gli altri.

E questa è storia dei nostri giorni, perché quel rivolo che ha preso a scorrere dal Crocifisso non solo non si è prosciugato, ma è diventato torrente, fiume che continua a scorrere verso il mare aperto, con la sua forza risanatrice.

Quello che è divinamente presente in questa realtà è che il deserto, il mare non sono violentati fino a cambiare natura, ma solo risanati, fecondati, così che la vita finisce col trionfare sulla morte che subdola cerca di insinuarsi in essi, senza ostacolarne il libero corso.

Voglio fissare lo sguardo su quel costato trafitto e alimentare in esso la speranza, che per un cristiano è certezza, che anche dalle ombre dell'ora presente Dio farà sgorgare la luce. A me l'impegno di affrettarne il momento, unendo i miei sforzi a quelli dei miei fratelli.

Tu, Signore, sei luce che vince le tenebre, sei acqua che tacita l'arsura, sei onda che tutto risana. Effondi su di me e sull'intera umanità il tuo Spirito Santo e tutto sarà rinnovato!

La voce di un pontefice emerito

La croce ci ha mostrato Chi è veramente Dio. Ci ha mostrato che in essa è il vero "tornante" della nostra storia: ciò che è accaduto sopra essa ha completamente cambiato la nostra condizione. Essa ha reso possibile ciò che il cuore desidera
Benedetto XVI