Omelia (12-03-2013) |
Riccardo Ripoli |
Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me Quando eravamo all'inizio della nostra vita come Associazione distribuivamo diversi pacchi alimentari alle persone povere. La segnalazione ci arrivava dalla nostra amica Olimpia, la Madre Teresa di Livorno, e dai servizi sociali. Con il tempo ci accorgemmo che c'erano alcune famiglie, più intraprendenti di altre, con maggior capacità di muoversi che prendevano un pacco da noi, un sussidio dai servizi sociali ed il pacco della Caritas e forse altro ancora. Cercammo, senza riuscirci, a trovare un accordo con Caritas e servizio sociale per poter distribuire al meglio le fin troppo esigue risorse alimentari, in modo che si potessero aiutare, seppur con poco, tutte le persone che avevano bisogno di un supporto. Decidemmo così di andare a giro per i vari quartieri più poveri a cercare le persone sconosciute ai servizi e alla Caritas per portare loro un po' di aiuto. Ci sono persone che per umiltà, per orgoglio, per incapacità o impossibilità non chiedono aiuto, non si propongono, non cercano il primo posto ed aspettano. Non lo fanno maledicendo chi ha più di loro, ma semplicemente aspettando che qualcuno li veda, si accorga di loro, della loro sofferenza. Ma persone così ci sono in ogni situazione. Non è forse un pensiero comune che in Italia non esista la meritocrazia? Che ai primi posti, specie nella politica e nel pubblico, siedano coloro che hanno gridato più forte, che hanno maggior visibilità per altro che hanno fatto, che hanno più soldi e più potere, che sono attaccati alla poltrona e non lasciano il posto a chi abbia nuove idee e maggior forza? Andiamo a cercare non tanto chi merita di più, quanto chi merita e non viene considerato. Non chi ha maggior bisogno, ma chi ha bisogno e non viene aiutato. Anche così faremo giustizia, non con le guerre, non affiancandosi ai ricchi e potenti per godere delle briciole che cadono a terra, ma dando risalto a chi resterebbe nell'ombra, nella disperazione, nella fame. Quanti bambini sarebbero da prendere in affidamento perché le loro famiglie li picchiano, li maltrattano, ed invece solo pochissimi di loro vengono tutelati perché i servizi sociali non vanno a bussare, per scarse risorse, per pigrizia o per politica, alle porte delle case dei quartieri più malfamati. Vige il pensiero "chi non ha denti non mangia", ma vi sembra giusto che colui che ha già la disgrazia di non avere denti, debba anche morire di fame? Un bambino che nasce in una famiglia disgraziata ha maggior aiuto se i suoi genitori interagiscono con i servizi di un altro dove i genitori invece restano nell'ombra e si comportano male nei suoi confronti. Andiamo a bussare alle porte, andiamo a cercare chi abbia bisogno di noi. |