Omelia (22-03-2013) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Salmo 17 Ti amo, Signore, mia forza! Ps 17 Come vivere questa parola? Il salmo 17 appartiene ad una piccola raccolta (salmi 14-23) del primo libro dei salmi. È un salmo antico che precede il vertice della raccolta a cui appartiene, l'inno che è il salmo 18 (I cieli narrano la gloria di Dio) e che si pone come simmetrico ai salmi regali 19 e 20. Di chi è la voce che qui invoca? È un uomo, un credente, che, angosciato già vede il profilarsi della morte al suo orizzonte e, gridando a Dio la sua fiducia, se ne sento liberato. È anche la voce di Cristo RE che attraversa gli agguati mortali e dal Padre è resuscitato da morte. È, infine, la nostra voce, che si leva dalle vicende di ogni giorno e si chiede se è possibile la fedeltà, la fiducia, la libertà, la ricerca della verità. In questo salmo sorprende che l'incipit sia già invocazione, grido di gioia, celebrazione del ritrovare Dio nel tempo e nello spazio che abitiamo. Siamo di solito abituati a salmi che dal lamento arrivano alla lode. Qui no! E l'inversione non è senza significato. Anzi! Il salmo si apre con un'esplosione nitida e potente: "TI AMO"... parole che, come frecce acuminate, colpiscono con la loro rapidità e intensità; parole che non si dicono a tutti, in questo modo! Sono una chiara provocazione al nostro modo troppe volte depresso e tautologico di rimuginare sulle nostre disgrazie e sofferenze. Solo riconoscere Dio come la meta del nostro amore e scoprirlo nostra forza, nostro liberatore, ci solleva dal fango delle nostre miserie, nel quale a volte può risultare piacevole crogiolarsi pigramente e mestamente. Oggi, Signore la mia bocca e il mio cuore ti dicano senza sosta "Ti amo!" La voce di un poeta Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. Kahlil Gibran |