Omelia (24-03-2013)
Omelie.org (bambini)


Il brano del Vangelo che leggiamo ogni Domenica delle Palme, è così ricco e denso di avvenimenti, dialoghi che è difficile commentarlo per intero. In genere si sceglie di soffermarsi su un aspetto particolare, quello che più ha mosso il nostro cuore, la nostra emotività. Con la mente e l'immaginazione possiamo provare a visualizzare l'ultimo tratto del cammino terreno di Gesù: come era vestito, come era il suo volto, quali sentimenti provava, come erano i volti di chi lo giudicava, lo ingannava... e di quanti lo seguivano da lontano.
Ovviamente i film che tutti noi abbiamo visto sono ricostruzioni dettate dalla sensibilità del regista, perciò vi suggerisco di allontanare dalla mente quelle scene per costruire la vostra, con in mente le parole ascoltate dal Vangelo. Intanto che proviamo a comporre le scene scegliamo dove volerci soffermare e ascoltiamo le emozioni che suscita in noi... questo esercizio possiamo portarlo in preghiera davanti a Gesù chiedendo la Grazia di sentire la sua vicinanza anche mentre lo accompagniamo sulla croce. Un po' come le donne che quasi spiano da lontano le mosse di Gesù e di chi lo circonda, restano lontane, forse per paura di essere viste dalle guardie, ma vicine al loro Maestro e Signore, Gesù. Piangono, si battono il petto perché il loro amico più prezioso viene maltrattato, deriso... proprio dopo essere stato accolto da re, osannato come era giusto, dal loro punto di vista. E' una scena inaspettata, sebbene più volte annunciata da Gesù stesso, però come spesso accade nella nostra vita, non è facile accettare le brutte notizie oppure gli imprevisti. Chissà quale futuro avevano immaginato per loro e con Gesù!
Proviamo in questa ultima settimana, che ci separa dalla Pasqua, a pensare a tutto quello che la passione, il giudizio e la condanna, la crocifissione di Gesù, provocano in noi... fissiamo nel cuore le emozioni, perché parlano dell'amore che abbiamo verso Gesù e del nostro desiderio di stare con Lui, del bisogno di sentirlo vicino.

Commento a cura di Antonella Stolfi