Omelia (24-03-2013)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Luca 19,37-38

Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».
Lc 19,37-38


Come vivere questa parola?

Quando l'evangelista Luca inizia a parlare del ministero di Gesù a Gerusalemme (Lc 19,28) più volte esplicita il cammino in salita o in discesa verso o dalla città santa. Non si tratta solo di un racconto, ma di un'espressione simbolica che ci accompagnerà nei diversi avvenimenti della Settimana Santa: la salita sulla croce, la discesa nel sepolcro, la risurrezione, l'ascensione...

Questa domenica ci coinvolge in modo particolare a prendere parte del gruppo dei discepoli e della folla che finalmente riconosce in Gesù l'Inviato del Signore, lo benedice e lo acclama come re, lodando Dio per i prodigi compiuti per mezzo suo e che loro avevano visto. Il loro canto di lode ripete le parole degli angeli quando ai pastori di Betlemme annunciarono la nascita del Salvatore, del Cristo Signore (cf Lc 2,14).

I pastori, allora, andarono a Betlemme, videro il bambino adagiato nella mangiatoia e poi, tornando, raccontavano quello che avevano visto e sentito, glorificando e lodando Dio. La folla a Gerusalemme esalta il Signore per i prodigi che avevano visto e forse anche vissuto in prima persona. Noi, oggi, con quali sentimenti accogliamo e accompagniamo Gesù? Quali sono le nostre espressioni di lode, per quali suoi prodigi lo ringraziamo? Sappiamo che la discesa dal monte degli Ulivi comporta poi l'ascesa verso il monte Calvario. Chiediamo al Maestro la forza perché non desistiamo dalla nostra lode e dalla fiduciosa speranza anche in questa faticosa salita... e nelle prove della vita quotidiana.

Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto. (dal Salmo responsoriale 22,20)

Dai «Discorsi» di sant'Andrea di Creta (Ufficio delle letture):

«Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andavano incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d'olivo o di palme, tappetti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone».