Omelia (04-04-2004) |
don Mario Campisi |
Nella passione di Cristo la passione dell'uomo Questo giorno liturgico viene designato con due denominazioni: "domenica delle Palme" e "domenica della passione del Signore". Esse sono complementari perché l'ingresso di Gesù in Gerusalemme dà inizio al dramma che si conclude con la sua crocifissione. Oggi vogliamo riflettere su un tema complesso, nel quale si incontrano tante realtà: la croce di Cristo, la nostra croce, la croce del mondo. Il vero segreto nascosto nei secoli è il Dio crocifisso. E' un Dio che per amore si annienta nel Cristo e per salvare la sua creatura, paga col sangue. L'amore, il vero amore non sa che aiutare, creare, attendere e giunge sulla croce, a dire al ladrone che si rivolge a Lui: "Oggi sarai con me in paradiso". Questo "oggi" è l'"oggi" di Dio, della Chiesa, è la novità assoluta, è il prezzo del sangue. L'uomo conquistato ora non più a parole ma col sangue di Dio. Ogni morte porta il segno di un mistero assoluto e l'esperienza di un'assoluta incomunicabilità. Nulla possiamo comprendere di ciò che accade a una persona che sta per morire. Ecco perché se già è difficile capire la morte di un uomo qualsiasi, come potremmo comprendere la morte di Cristo e il mistero che essa racchiude; una morte definitiva, come per qualunque persona, e da cui solo Dio potrà far riemergere? Certo non saremmo mai riusciti a scoprire questo volto di Dio, se non avessimo avuto l'Incarnazione. E se non avessimo avuto la passione e morte di Gesù. E se non avessimo avuto il Vangelo tra le mani che dice a noi ladroni, a noi delinquenti, a noi traditori, quell'Oggi, oggi, oggi sarai con me in Paradiso. Sembra impossibile sentire parale di assoluzione e di perdono, noi convinti che quel ladrone sorpreso dalla morte sarebbe finito nelle pene eterne della giustizia. Ma che cosa vuol dire questo Dio scandaloso che al tribunale della vita assolve i delinquenti e li giudica persone degne di amore? E' un Dio che non esiterà a scardinare il sacro, per difendere la centralità dell'uomo: "Non è l'uomo fatto per il sabato, ma il sabato per l'uomo" (Mc 2,27). E' l'uomo che conta, non la legge. Ed è per l'uomo che Gesù muore dimostrando coi fatti tutto il valore dell'uomo. Ecco la radicale novità della morte di Cristo: l'uomo al centro dell'universo di Dio. E a tal proposito come non ricordare le belle parabole di Gesù sulla misericordia e avvertire, che il vero segreto rivelatoci da Gesù sull'amore, ha scombinato tutte le religioni dell'universo sempre tese a difendere la morale e la giustizia, e a provare gusto nel condannare sempre qualcuno? Difficile è amare, difficile è perdonare. Non comprendendo questo non siamo riusciti ancora a capire che l'uomo è stato comprato a prezzo di sangue divino. Ancora oggi la passione di Cristo si ripresenta nella storia di ogni uomo. E' il senso di morte che aggroviglia le situazioni in cui l'umanità è tante volte costretta ad agire e a respirare. Forse mai come in questo ultimo scorcio di secolo l'umanità ha sperimentato la passione di Cristo trasformandola in "passione storica". Le tante guerre che ancora si combattono, le diverse ingiustizie che si infliggono, i vari egoismi che determinano il vivere quotidiano, la corruzione a tutti i livelli finalizzata all'arricchimento personale, i tradimenti personali, sono il segno evidente che nel cuore dell'uomo nulla è cambiato da quel giorno in cui un Nazareno chiamato Gesù è morto per cancellare quella colpa che da sempre attanagliava la mente e il cuore dell'uomo. La passione di Gesù Cristo ci dice ancora che l'uomo è capace di crudeltà, di viltà, d'indifferenza, ma non è perso del tutto. Dovremmo essere tanto grati al centurione romano per quello che disse di fronte a quell'orrendo spettacolo: "Veramente quest'uomo era figlio di Dio". C'è sempre qualcuno che vede la strada buona e spesso questi è quello meno aspettato. Non meravigliamoci del peccato né quando lo scopriamo dentro di noi né quando lo troviamo attorno a noi, perché il peccato non è l'ultima parola, che invece è l'Innocenza crocifissa, la quale non rifiuta né la Verità né l'Amore ed è per questo che il "velo" del mistero si squarcia e noi vediamo e comprendiamo il sacrificio di Cristo. La passione ci dice anche che il Signore esteriormente l'ha subita, ma interiormente e volontariamente l'ha presa su di sé. Noi subiamo, talvolta giungiamo ad essere rassegnati, ma non accogliamo con amore, non affrontiamo. In tutta la nostra debolezza diventiamo forti se ci affidiamo con Gesù al Padre. Davanti alla croce facciamo silenzio, ma col cuore pieno del mondo diciamo piangendo come Pietro dopo il tradimento: "Tu sei l'Amore". Se lo comprendiamo, comprendiamo che il racconto della passione è un vangelo, cioè una "buona notizia". |