Omelia (24-03-2013)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Isaia 50,4-7; Salmo 21/22; Filippesi 2,6-11; Luca 22,14 - 23,56

Collocazione del brano

Il viaggio di Gesù verso Gerusalemme, che occupa gran parte parte del Vangelo di Luca, termina con questo brano. Nei versetti precedenti passando per Gerico si era invitato a casa del pubblicano Zaccheo e lo aveva riaccolto tra i figli di Abramo (Lc 19,1-10). Aveva raccontato poi la parabola delle monete d'oro (Lc 19,11-26). Egli si dirige poi con determinazione verso la sua passione, morte e risurrezione. Una volta entrato a Gerusalemme passa una settimana ad insegnare nel tempio, tra diverse controversie con i diversi gruppi religiosi di Israele (capi dei sacerdoti, farisei, sadducei...). Poi pronuncia il discorso escatologico. Infine inizia il racconto della sua passione.

Lectio

28Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

Gesù ha appena terminato di raccontare la parabola delle monete d'oro, molto simile a quella dei talenti riportata in Mt 25,14-30, in cui si parla di un uomo potente che affida ai suoi servi delle monete d'oro prima di andare in un paese lontano per ricevere il titolo di re. Sullo sfondo della storia dei tre servi che impiegano in modo diverso le monete d'oro loro affidate, ci sono i concittadini di questo re che mandano un'ambasciata a dire che loro non vogliono essere governati da lui. Il racconto di Gesù si ispira con tutta probabilità alla figura di Archelao, figlio del tetrarca Erode il Grande, che andò a Roma per farsi confermare il diritto di succedere al padre ormai morto. Al suo ritorno il re della parabola premia o punisce i suoi servi che hanno fatto fruttare o meno i suoi soldi e poi fa uccidere i sudditi che non lo volevano come re. C'è un certo parallelismo tra la parabola e l'episiodio di cui parliamo oggi. In questo brano Gesù viene acclamato come re, e ci sono anche coloro che non vogliono saperne. Ma Gesù non ucciderà i suoi detrattori, bensì costoro organizzeranno la sua condanna e la sua morte.

29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli

Il titolo che viene dato comunemente a questo brano è Ingresso messianico a Gerusalemme . In realtà che Gesù entra in Gerusalemme non è detto esplicitamente. Nel versetto 19,41 si dirà che Gesù alla vista della città (quindi ancora fuori dalle mura) avrebbe pianto su di essa perché non aveva riconosciuto il tempo in cui era stata visitata. Più avanti al versetto 45, si dice che entrò nel Tempio e ne scacciò i venditori. Così questo brano 19,28-40 si può intitolare più propriamente Gesù è acclamato re sul monte degli Ulivi .

Secondo Zaccaria 14,4 sul monte degli Ulivi sarebbe apparso il Signore nel giorno della battaglia/giudizio finale. Anche Giuseppe Flavio aveva ricordato che tale monte era legato con le attese escatologiche del popolo di Israele.

Betfage significa "casa dei fichi" ed è menzionato in tutti e tre i Sinottici solo in questo episodio della vita di Gesù. Betania è la "casa del povero" e ricorre diverse volte negli altri Vangeli. Per Luca è il luogo in cui avverrà l'ascensione al cielo di Cristo risorto (Lc 24,50; At 1,12). I due paesi si trovano sul versante est del monte degli Ulivi. Il verbo con cui manda i due discepoli è apostello, utilizzato per le missioni più importanti, da cui deriva il nome di apostoli.

30dicendo: "Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui.

Il puledro di cui si parla, polon, è propriamente il piccolo dell'asino. I cavalli in Israele erano utilizzati solo come cavalcature di guerra e difficilmente se ne trovavano nei paesi. Gli asini invece erano utilizzati per i lavori dei campi, ma soprattutto come cavalcatura del re in tempo di pace. Il fatto che il puledro non fosse stato mai cavalcato da nessuno, ne accentua il carattere sacro: è per un Re. Vi è un esplicito riferimento a Zc 9,9.

31E se qualcuno vi domanda: "Perché lo slegate?", risponderete così: "Il Signore ne ha bisogno"".

L'espressione Signore può essere intesa qui come "il suo padrone". E' Gesù il vero proprietario di questo puledro. E' il Re e ne doveva fare uso proprio in quel giorno. Signore esprime la misteriosa regalità di Gesù.

32Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. 33Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: "Perché slegate il puledro?". 34Essi risposero: "Il Signore ne ha bisogno".

Le parole di Gesù si avverano e i discepoli rispondono come è stato loro indicato. Il termine signori del puledro, vengono tradotto meglio con proprietari, al fine di non mantenere equivoci. La ripetizione delle parole Il Signore ne ha bisogno, accentua l'importanza dell'affermazione e la regalità di Gesù.

35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.

Gesù che cavalca il puledro ricorda Salomone nel giorno della sua consacrazione a re in 1Re 1,33, per volere di Davide (tra l'altro il torrente Ghicon si situa proprio presso il monte degli Ulivi). Lo stesso onore fu riservato a Mardocheo da parte del re Assuero in Ester 6,6-11. Anche lo stendere i mantelli per la strada è un atto che rende omaggio al re. Lo si trova anche in 2Re 9,13: Ieu è unto re dal profeta Eliseo e i suoi compagni quando vengono a saperlo, stendono i loro mantelli sotto di lui. Il mantello è simbolo concreto della persona. Stendere il mantello davanti a una persona perché ci passi sopra è esprimerle la propria sottomissione.

37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto,

Gesù è arrivato alla sommità del monte degli Ulivi. Tutti i discepoli acclamano Gesù per i prodigi che avevano veduto (dinamys è la forza che esce da Gesù, proveniente da Dio stesso).

38 dicendo: "Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!".

La prima parte di questa acclamazione si trova nel salmo 117,22, lo stesso salmo in cui è contenuta la frase:la pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo, e che Luca citerà poco più avanti, Lc 20,17. In questa acclamazione Luca inserisce le parole il re, per dare maggiore enfasi. Si realizza qui una profezia di Gesù pronunciata in Lc 13,35 al termine dell'apostrofe a Gerusalemme. Poi Luca riporta le parole che furono proclamate la notte di Natale dagli angeli (cf. Lc 2,14). La pace è il dono messianico per eccellenza.

39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli".

Ecco che i farisei si intromettono e come i concittadini del re di Lc 19,11-26, non vogliono che Gesù sia acclamato re.

40Ma egli rispose: "Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre".

Nulla può fermare il popolo dall'acclamare Gesù. Questa sua affermazione ricorda Abacuc 2,11: la pietra griderà dalla parete e la trave risponderà dal tavolato. E ancora Luca 19,44 dirà a Gerusalemme: Non resterà in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata . I farisei non hanno voluto riconoscere Gesù come il re Messia atteso, e dovranno sopportare la distruzione della loro città santa.

Meditatio

- In che senso posso dire che Gesù sia re della mia vita?
- Quali prodigi ho visto che Gesù ha operato nella mia vita?
- Qual è il mio atteggiamento verso chi esalta il Signore con entusiasmo?

Colletta (domenica delle Palme)

Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa' che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio e vive...