Omelia (04-04-2004) |
don Romeo Maggioni |
Benedetto colui che viene nel nome del Signore - rito ambrosiano Per Gesù è arrivata la sua "ora". Entra in Gerusalemme per la sua settimana decisiva. Lì compirà i suoi atti fondamentali di salvezza e riscatto per noi: la sua passione e morte in croce. Ha voluto preparare bene questo gesto, quasi un presentarsi ufficiale quale Messia preannunciato dai profeti. Quanti l'hanno capito? Neanche i più vicini. Non era facile accettare un Messia così sconcertante: cavalca un asino. Un Messia umile, che vuol portare il peso dei nostri peccati, un Messia crocifisso. 1) UN MESSIA CROCIFISSO Ecco, domandiamoci: che cosa significa che Cristo ci salva dalla croce? Che cosa cioè vuol mostrare Dio scegliendo di farsi conoscere crocifisso? Questa è la sorpresa: che Dio ha tanto voluto condividere con noi la vita da sostituirsi a noi nel nostro riscatto dal male e dal peccato. Solidale con noi, ha voluto esprimere a nome nostro e in nostro favore tutta la faticosa obbedienza che ci riscatta e ci salva davanti a Dio. "Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori, è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti" (I lett.). Una condivisione portata fino all'estremo dono di sé, fino al segno del sangue: "Avendo amato i suoi, li amò sino alla fine" (Gv 13,1). Dio è uno che ci mette la pelle per noi: "Non c'è amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici" (Gv 15,13). Sant'Agostino ha una espressione illuminante: "Potuit gutta, venit unda"; poteva salvarci con una goccia di sangue, ne venne una valanga...! Ad amare quando le cose van bene, son buoni tutti: anche per noi la prova d'amore vuole sacrificio. La croce allora è lo spettacolo della ECCEDENZA di Dio, del suo voler strafare in amore, voler convincerci che "avendoci dato il suo Figlio, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?" (Rm 8,32). Dio ha voluto toccare il cuore perché la sua vittoria non è in potenza ma in amore. E' un Dio crocifisso la nostra gloria di cristiani. Il risultato di questa condivisione e di questo amore è la nostra riconciliazione piena con Dio e la reintegrata partecipazione alla condizione di figli di Dio. Quei gesti di Cristo hanno costituito il nostro riscatto dal peccato e dalla morte, e rivestito l'uomo d'una nuova capacità di rapporti con Dio e di fraternità tra di noi. Quei fatti avvenuti a Gerusalemme sono stati come uno squarcio di verità sugli inganni del mondo: il Giusto innocente, perseguitato e condannato dai malvagi, oppresso dal male e dalla morte, ma fiducioso nel suo Dio, viene da Dio liberato e ora siede vivo e glorioso alla destra del Padre. Finalmente Dio è intervenuto a capovolgere le sorti del mondo e dell'uomo. La signoria del bene domina la padronanza del male. 2) L'ATTUALITA' DI QUEGLI EVENTI Il gesto compiuto alla processione, agitando i rami d'ulivo, ha un significato ben preciso: anche noi, come i fanciulli di Gerusalemme, accogliamo oggi nella nostra comunità Gesù che viene in questa settimana a rendere attuali quei gesti e a comunicarci il frutto di quegli eventi compiuti per la nostra salvezza. Di fronte a un così strano modo di essere Messia e Salvatore, chi non si sconcerterebbe? Il Vangelo ci indica appunto atteggiamenti e scelte diverse davanti al Cristo sofferente. Siamo a sei giorni dalla Pasqua. A Betania Gesù ha risuscitato Lazzaro: ormai è sulla bocca di tutti, è l'uomo del giorno; la folla lo cerca con curiosità, come si cerca la firma di un divo: "Che ve ne pare? Verrà egli alla festa?". Dietro a loro c'è chi lo cerca per ucciderlo; sono i capi e i farisei: "Avevano dato ordine di denunziarlo perché potessero prenderlo.."; anzi "deliberarono di uccidere anche Lazzaro". L'incredulità si traduce spesso in persecuzione. Poi c'è Giuda, l'ipocrita: "Perché non si è dato ai poveri? - Questo disse non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro". E' il perbenismo chiuso ad ogni valore religioso, sempre pronto però a sfruttare a proprio vantaggio e a sporcare con l'interesse anche le cose più sacre! Infine c'è il gesto di Maria, espressione di un amore delicato, che intuisce la valenza di condivisione e di salvezza che la imminente morte di Gesù possiede. E Gesù la difende, apprezzando quella sua attenzione personale. "I poveri li avete sempre con voi, ma non sempre avete me". Quale dolce e forte rimprovero! Me, dice Gesù, la mia Persona, il rapporto d'amore, questo conta più di tante cose! Almeno questa settimana, tutta da riservare a Me! Nessuno in questi Santi Giorni si meriti il lamento di Gesù: "Così non siete stati capaci di stare svegli un'ora sola con me?" (Mt 26,40). E' la Settimana "autentica", tutta da dedicare a Dio. La Chiesa nei suoi riti solenni ci metterà davanti la vicenda di Cristo, tutta da contemplare e da imitare. "Fratelli, seguiamo il cammino di Cristo che conduce a salvezza. Egli morì per noi, lasciando un esempio. Sulla croce portò nel suo corpo i nostri peccati perché, morendo alla colpa, risorgessimo alla vita di grazia" (Dopo il vangelo). Seguire Gesù per risorgere a vita di grazia, anzi, come lui, a vita di gloria: "Anche noi corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli, in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce disprezzando l'ignominia e si è assiso alla destra del trono di Dio" (Eb 12,2). Alla nostra disponibilità farà però riscontro l'iniziativa sacramentale di Cristo nella celebrazione solenne del Sacro Triduo. Come in un unico atto sarà reso presente ed efficace tutto il Mistero della morte e risurrezione del Signore perché vi possiamo attingere la grazia del nostro rinnovamento. Fare Pasqua vuol dire partecipare al Triduo, con cuore pentito e partecipazione piena, con un coinvolgimento anche affettivo. Domenica sarà Pasqua di risurrezione. Che sia davvero risurrezione anche per tutti noi! |