Omelia (29-03-2013) |
don Alberto Brignoli |
La Verità della Croce "Che cos'è la verità?". Con questa lapidaria domanda, Pilato termina la propria requisitoria nei confronti di Gesù, prima di entrare in quel turbine fatto di dichiarazioni e di smentite, di sentenze e di ricorsi, di veleni, minacce ed episodi di concussione (quanta attualità, in tutto questo...) che porterà alla condanna di Gesù, nella paradossale convinzione della sua assoluta innocenza. "Che cos'è la verità?". Gesù, nel suo interrogatorio di fronte a Pilato, risponde a tutte le domande che gli vengono poste, eccetto che a due: una è questa, l'altra è quella relativa alla sua origine, alla sua essenza: "Di dove sei?", vale a dire "Qual è la tua origine, la tua essenza, la tua identità?". Chi sei, Gesù? Qual è la verità sulla tua persona, sulla tua dottrina, sul tuo messaggio? Gesù non risponde perché la sua risposta la darà più avanti. La sua risposta è la croce, perché la croce è la sua vera identità; perché è la croce, la verità sull'uomo. Del resto, chi può negarlo? Chi non l'ha mai incontrata sulla sua strada? Chi di noi può dire: "Non so cosa sia la croce"? È talmente diffusa che non può non essere vista; è talmente universale che non c'è luogo della terra in cui non ne esista traccia; è talmente evidente che non può essere ignorata; e soprattutto, è talmente dolorosa che non può non essere avvertita sulla propria pelle. C'è chi la sente su di sé con maggior intensità, c'è chi invece ha tanta forza da sopportarla quasi con naturalezza. E ad ognuno di noi si manifesta in maniera diversa: sarà prolungata come una malattia grave, per sé o per qualcuno dei propri cari, oppure breve come un malessere passeggero; sarà pesante come uno stato di disperazione profonda dentro il quale non si intravede una luce, oppure leggera come una piccola delusione; sarà sconvolgente come quando il cuore va in frantumi, oppure impercettibile come una piccola scossa che ci risveglia da un sonno: ma è pur sempre croce. E ci colpisce tutti: grandi e piccini, giovani e anziani, in ogni istante della vita. E la si sente frequente, molto più che la gioia: al punto che spesso arriviamo a pensare che la vita sia tutta una croce, una serie di croci, una dietro l'altra, il cui peso e il tuo carico poco a poco ti schiacciano, e cadi non una, e nemmeno tre volte soltanto, ma in continuazione, sentendoti sempre più debole e sempre più incapace a portarla. Sì, perché è un bel dire che "la croce portata con abnegazione ti tempra e ti rende più forte di fronte alla vita": queste cose di solito le dici quando la croce che hai sulle spalle non è troppo pesante. Ma quando la croce si chiama povertà, miseria, guerra, fame, violenza, disperazione, voglia di farla finita, mancanza di amore, mancanza di lavoro, insicurezza per il futuro, malattia terminale, o infinito male di vivere...ti resta solo una speranza: che tutto finisca presto, e che giunga il Destino, oppure Dio - se hai la fortuna di crederci - a mettere la parola "fine" su tutto. Ci fosse anche solo, ogni tanto, un Simone di Cirene qualsiasi a rendere meno pesante la nostra Via Crucis... Oggi, sulla via del Calvario, questa speranza assume un Volto, sia pur insanguinato. È il Volto di Colui che, nonostante la disperazione del Getsemani, non ha paura di caricarsi sulle spalle la sua e la nostra croce. È il Volto di Colui che vive la sua Passione fino in fondo perché non ha altra Passione che l'uomo, e l'uomo in croce. "Appassionato", appunto: innamorato dell'uomo al punto di aiutarlo - nonostante da lui sia spesso schernito, flagellato, preso in giro e bestemmiato - a portare la sua croce quotidiana. "Magra consolazione" - potrà pensare qualcuno - "sapere che la croce pesa meno del solito: finché nessuno ce la toglie di dosso, rimarrà comunque!". È vero: magra consolazione. Ma sono talmente poche le altre possibilità che la nostra natura umana ci offre che vale la pena scommettere su questa: una spalla amica, una mano vicina, che ci allevia - sia pur parzialmente - l'inconcluso dolore di una croce che dalle nostre spalle, purtroppo, non riusciremo mai a scrollarci di dosso. E poi, a scommettere su un Dio uomo che si carica sulle spalle una parte delle nostre croci non si sbaglia mai. Se dovesse andar male...tant'è, la croce ce l'eravamo già caricata dalla nascita. Dovesse andar bene, però, può pure succedere che da una croce riesca a rifiorire una speranza di vita. E tra l'altro, con l'Uomo della Croce, da circa duemila anni succede proprio così. "Che cos'è la verità?". Una croce sulle spalle: portata, sopportata, sofferta, condivisa. E - alla fine - risorta. |