Omelia (29-03-2013)
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COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di Marco Simeone

Mi sembra estremamente difficile la predica del venerdì santo, per vari motivi:
perché si legge tutta la Passione secondo Giovanni, perché è una celebrazione improntata al silenzio, perché anche come segni, vedi la prostrazione iniziale, ci rimette al nostro posto naturale: il silenzio davanti alla grandezza di Dio.
Allora facciamo così: prendiamo alcune suggestioni partendo dalle letture che attraversano tutta la celebrazione con l'obiettivo di capire sempre di più la croce di Gesù.
Ma prima vorrei ricordare la passione che abbiamo letto nella domenica delle palme: Luca è l'unico che parla dello sguardo che Gesù fa verso Pietro subito dopo il terzo rinnegamento.
Cosa c'era in quello sguardo? Da come rispondiamo, manifestiamo ciò che pensiamo di Dio e, di conseguenza, che cosa è la Passione. È uno sguardo di condanna? Di sarcasmo verso quelle parole così forti "io sono pronto a morire per Te"? È pietosa commiserazione?
Io penso che sia lo sguardo di Verità, di quella verità che rende l'uomo libero:
io ti conosco e ti amo proprio per come sei; allora prova a guardarti attraverso i miei occhi, sei pronto a vedere il tuo peccato? Allora, e solo allora, potrai capire e, speriamo, accettare la mia salvezza.
In fondo il nodo sta qui: si può seguire Gesù con l'amarezza nel cuore, addirittura con la rabbia verso chi gli infligge queste sofferenze; eppure penso che la ferita più profonda sia quella che ci infligge chi proprio non riesce ad accogliere un nostro gesto d'amore, figuriamoci quando con molto tatto e discrezione mettiamo alla porta la salvezza di Gesù! Se nell'ascoltare la Passione pensiamo che quello sguardo che Gesù rivolge a Pietro lo rivolge anche a me, ma, per completezza, rivolge anche a Pilato, a Erode, al Cireneo, ai ladroni, a quelli che lo insultavano e lo sbeffeggiavano sotto la croce. Gesù non era arrabbiato con nessuno, a Pilato gli fa una catechesi sul potere, su cosa è un regno e come si è re: il regnare è servire, il regno che per tenersi in piedi ha bisogno dell'esercito è poca roba... A Erode non rivolge nemmeno una parola: forse perché non accetta il gioco della menzogna. Se cerchi Dio è una cosa, se cerchi solo pretesti per non credere, il problema ce l'hai nel cuore, allora guardati dentro. Se vi avete fatto caso Gesù non dice nulla a Giuda, perché si erano già detti tutto (o forse solo molto) nel cenacolo, eppure il suo consegnarsi è il resto del discorso: a colui che Gv chiama ladro (non tanto per i soldi ma perché davanti a quello che Gesù regalava lui pensava di appropriarsene comandando lui l'azione di Gesù) offre non solo la sua vita, ma lo libera anche dallo strazio di doverlo consegnare: si consegna da solo. Lo sguardo al Sommo Sacerdote è la testimonianza che gli rende, perché il Signore si prende cura dei suoi e non gli fa mancare la luce e la verità, è il Signore che finalmente si manifesta con le parole e col suo modo di confrontarsi col rifiuto dei suoi. La guardia è l'immagine di tutti prepotenti del mondo che usano la violenza con chi è più debole di loro: forti con i deboli e deboli con i forti. Con solo una domanda Gesù ripristina la verità: da dove ti viene questa rabbia? Domanda interessante...
Gli ultimi sguardi sono, in ordine, per Maria, per il discepolo e per il Padre. Per la madre, l'unica che veramente ha capito la salvezza di Gesù, è lo sguardo che dà certezza: non avere paura, così si guarisce il mondo. Per il discepolo è il desiderio di non lasciare soli i suoi piccoli, il suo gregge, ti do addirittura mia madre, prima discepola e forse unico tesoro sulla terra (Lui che non aveva dove posare il capo..).
Per il Padre... lì si può solo cercare di intuire: Padre io mi affido a te, ho compiuto l'opera che mi avevi dato da fare, cioè manifestarTi, ora sono pronto per la testimonianza definitiva: Tu sei il fedele per sempre, Tu sei Colui che è, il Vivente, il Forte. Nel mio corpo su questa croce manifesta la grandezza del tuo amore.
Io chiudo gli occhi sicuro che ci penserai tu.
Da questo cuore esce acqua e sangue, vorrà dire qualcosa! Nasce vita sempre e comunque perché un cuore che è pieno di Dio e ragiona da Dio; ecco perché questo strano stile silenzioso e paziente della prima lettura, reso perfetto o meglio manifestato perfetto della seconda lettura.
È Lui il nostro salvatore, perché nella sua carne mostra l'opera del Padre che dà infinitamente vita in mezzo alle tenebre più fitte.
Il salmo dice che lo stolto non sostiene lo sguardo di Dio.
Non scappare dalla croce e guardalo.