Omelia (29-03-2013)
Riccardo Ripoli
Chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande

Rimango allibito quando vedo delle ingiustizie, ma sconcertato quando a perpetrarle sono organi dello stato che dovrebbero essere a tutela dei diritti e non marciarvi contro.
Ma la cosa ancor più incredibile non è tanto l'ingiustizia in sé stessa, quanto che a metterla in atto siano persone che si servono di altre.
Pilato non riconobbe in Gesù alcuna colpa, ma lo mise ugualmente a morte per compiacere i farisei e non incollarsi addosso l'appellativo di "nemico di Cesare".
Nel Vangelo leggiamo la risposta che il Signore da a Pilato "Chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande" e queste parole richiamano alla mente la cronaca di questi giorni, nella quale un sindacato di polizia organizza una manifestazione contro una sentenza passata in giudicato che ha sancito la colpevolezza di alcuni poliziotti condannati per aver fatto morire un ragazzo per le percosse inflitte.
Sarebbe questo il momento della riconciliazione, del chiedere scusa a questa mamma per il male che alcuni membri dello stato hanno fatto a lei e alla sua famiglia, ed invece c'è un accanimento e una cattiveria che fa male al cuore.
La mente va anche a quei comuni che preferiscono usare il denaro pubblico per compiere opere che possano portare loro benefici in termini di consenso, piuttosto che investirli nel sociale, in particolar modo nei confronti dei bambini facenti parte di famiglie con forti disagi.
Spesso puntiamo il dito contro i servizi sociali perché non intervengono per proteggere un bambino da abusi e maltrattamenti non inserendolo in un programma di affido familiare. La loro colpa è evidente, ma ricordiamoci che sono dipendenti comunali, quindi la colpa maggiore è di chi dice loro come comportarsi o non li riprenda sui loro errori.