Omelia (04-04-2004)
don Elio Dotto
È giunta l’ora

«Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore».
Quella mattina, a Gerusalemme, c'era aria di festa: tutti acclamavano festanti il profeta di Nazareth. «Benedetto colui che viene nel nome del Signore». Così appunto leggiamo nel Vangelo che introduce la liturgia di domenica (Lc 19,28-40).
Passarono pochi giorni, e l'aria cambiò a Gerusalemme. Altre acclamazioni, altre grida si levarono alla vigilia della Pasqua: «Crocifiggilo» (Lc 23,21). A furor di popolo, il profeta di Nazareth veniva condannato a morte: ne troveremo conferma pure domenica, nel racconto della Passione (Lc 22,14/23,56).
Era la stessa gente: quella stessa gente che aveva acclamato «osanna» adesso gridava «crocifiggilo». La stessa gente, che però recitava parti diverse!
Successe così quello che succede a noi oggi, in questo tempo segnato dall'apparire: perché anche noi oggi spesso recitiamo. Recitiamo: e cioè cambiamo facilmente pensieri e parole, a seconda delle situazioni. Recitiamo, e così forse ce la caviamo anche: ma ci ritroviamo alla fine senza un'identità e – soprattutto – senza una speranza.
Il profeta di Nazareth invece non ha recitato: «Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme». Egli è stato fedele alla sua missione fino in fondo: anche quando ha subito l'ingiustizia, e ha dovuto stare zitto di fronte alla condanna senza appello che gli veniva inferta. Il profeta di Nazareth è stato fedele fino in fondo: e così ha custodito la sua identità di Figlio e – soprattutto – la sua speranza.
Ecco, entrando nella Settimana Santa noi ci incamminiamo dietro Gesù, il profeta di Nazareth. Non ci accada in questi giorni santi di continuare la nostra recita: sarebbe troppo facile commuoverci davanti al crocifisso – come pure davanti ai tanti crocifissi di oggi – senza che poi nulla cambi nella nostra personale esistenza. Davanti al silenzio e al grido del crocifisso è giunta l'ora di gettare la maschera: è giunta l'ora di guardare in faccia la nostra vita, al di là di ogni doppiezza e inganno.