Omelia (02-04-2013)
Riccardo Ripoli
Donna, perché piangi?

Quante volte ci prende la tristezza, lo sgomento, l'angoscia davanti alla morte, allo scoprire una brutta malattia, alla perdita del lavoro in età avanzata. Piangiamo, ci disperiamo, a volte pensiamo al suicidio perché per noi non ci sono altre soluzioni, altre vie e come bambini piccini non vediamo sbocco a quel problema. Per noi, non per Dio. Il Signore ci fa sempre la stessa domanda, da sempre "Perché piangi?".
Quando uno dei miei bimbi più piccoli cade e piange, oppure davanti ad una brontolata pensa che nessuno gli voglia bene, o magari per un no crede che la sua vita sia finita sono pronto a soccorrerlo, a chiedergli "Perché piangi?". Non è una presa di giro, so benissimo quale sia il motivo, ma serve a farlo ragionare, a fargli sentire che qualcuno che gli vuole bene è vicino a lui, che lo capisce, ma anche a dirgli che non è la fine del mondo, che la vita prosegue, che il dolore poi passa, la brontolata serve a crescere, il no è per il suo bene. Ecco che il bimbo si asciuga le lacrime, ti guarda e accenna un timido sorriso perché il peso della sua sofferenza è stato diviso tra me e lui. Con gli adolescenti è meno facile perché hanno delle difese nei confronti dell'adulto, sono sempre sospettosi e la fiducia incondizionata del bimbo non è più presente in loro. Il mio ruolo è quello di conquistare ogni giorno, un pezzetto alla volta, la loro fiducia nei miei confronti, in modo che le mie parole, anche quando sono in un momento di disperazione, appaiano più come quelle di un amico che di un adulto. Dall'alto della nostra esperienza vediamo e capiamo che i problemi che li affliggono sono superabili ed il sole tornerà presto a brillare nel loro universo. I miei ragazzi si affidano alle mie parole e, asciugate le lacrime, riprendono il cammino con più tranquillità, anche loro consapevoli di averci al loro fianco fin tanto che avremo fiato per respirare.
Il Signore fa così anche con noi che siamo ai suoi occhi a volte bambini, a volte adolescenti ribelli e ci domanda "Perché piangi?" ed è come ci dicesse "non c'è motivo, io ci sono e ci sarò sempre ed il mio appoggio non mancherà mai fin tanto che vorrai ascoltarmi".
Nessun genitore ha la possibilità di imporsi nel farsi ascoltare e i ragazzi, raggiunta una certa età, sono liberi anche di allontanarsi fisicamente da noi, ma quale genitore smetterà di amarli? E se anche noi ci allontanassimo da Dio, Il Signore continuerà ad amarci, consigliarci, starci vicino.