Omelia (04-04-2013)
Riccardo Ripoli
Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma

Quando i bambini fanno il loro ingresso in una famiglia affidataria sono spaventati perché escono da una situazione che conoscono per entrare in una della quale ignorano quasi ogni cosa. La famiglia naturale, per quanto possano aver subito, resta comunque l'unica realtà di famiglia di cui hanno una conoscenza diretta. Platone, nel mito della caverna, spiega molto bene questo fenomeno. Gli adulti decidono per loro la necessità di un cambiamento, di un'uscita forzosa da quella casa per entrare in un'altra, ma la paura di passare da un seppur blando equilibrio ad una situazione di completo disagio resta tanta. Alla famiglia affidataria questo viene spiegato e si richiede la massima pazienza, specie in un primo periodo di inserimento.
Allo spavento iniziale si affianca però ben presto lo stupore. Una casa pulita e ordinata, persone che parlano con calma, visi amorevoli, parole di comprensione ed amore, da non crederci. Ma come può esistere una realtà del genere? Se noi ci stupiamo se veniamo a sapere di una mamma che fa violentare il figlio dai suoi compagni, che si prostituisce portandosi nel letto il figlioletto, un padre che si droga o si ubriaca e lascia i figli piccoli soli in casa a giornate intere, pensate che lo stesso accade per coloro che da sempre hanno visto quella realtà quando vengono a contatto con situazioni diametralmente opposte. Spavento e stupore.
Il compito della famiglia affidataria diventa pertanto quello di tranquillizzare il bambino, fargli capire che quello che vede è la realtà, che da quel giorno stesso anche lui fa parte di quel contesto, di quella famiglia. Non è facile per il bimbo accettarlo, ma pian piano, se si fida di quella coppia che lo ha accolto, capirà che è tutto reale, pur continuando a non comprendere da dove tutto questo possa nascere.
Così è per noi con Dio. Entra nella nostra vita anche se teniamo chiusa la porta, ci mostra una realtà diversa fatta di amore, valori, vita eterna, perdono e, sapendo della nostra paura e stupore, ci parla dolcemente, ci mostra le sue ferite, il dolore che ha provato, ci fa vedere le sue piaghe attraverso coloro che soffrono vicino casa nostra e ci invita ad uscire, a toccare con mano quelle ferite, a prenderci cura di Lui attraverso i malati, i bambini, gli immigrati, i poveri.
Accogliere Gesù ci viene richiesto da Lui stesso ogni volta che vediamo la sofferenza dipinta sul volto delle persone, non abbiamo paura, non pensiamo che sia un fantasma, non restiamo stupiti dalla sua presenza e dalle sue parole, ma lasciamo che ci guidi, come un genitore affidatario dovrà fare con il bambino in affido.