Omelia (05-04-2013)
Riccardo Ripoli
Sapevano bene che era il Signore

Quasi tutti abbiamo un cervello che lavora e chi non ha ricevuto il dono dell'intelligenza capisce con il cuore meglio degli altri, siamo praticamente tutti in grado di comprendere perfettamente ciò che accade intorno a noi, o almeno coglierne l'essenza ed il significato. A volte però non vogliamo credere. Quando la mia mamma è morta era da oltre un anno che stava male e da cinque mesi che le avevano scoperto il tumore. Era sempre stata per me il mio baluardo, la mia forza e non era possibile che stesse male. Figuriamoci, lotterà, mi dicevo, e sconfiggerà la malattia. Anzi, non mi ponevo nemmeno il problema, per me quella malattia non esisteva. E' andata a Parigi a curarsi tre volte ed io continuavo a vivere la mia vita come se nulla fosse. A Natale '85 è stata ricoverata per una seconda operazione e fino al 28 è andata migliorando, tanto che proprio quel giorno mi sono persino arrabbiato con lei per delle stupidaggini, per una sua attenzione verso di me - nell'adolescienza ogni carezza della mamma davanti a tutti ci infastidisce. Dal 29 ha cominciato a stare sempre peggio, ma facevo finta di nulla e pensavo alle mie cose. La notte fra il 30 ed il 31 dicembre andò in coma ed io andai ad una festa.
La notte, ero ospite in una casa in montagna, mi assalirono dubbi e rimorsi ed in quel momento capii che la mia mamma avrebbe potuto morire. All'alba tornai a casa e nei quattro giorni che seguirono non la lasciai un minuto. ma dico io, ci voleva tanto a capire che stava morendo? A darle un po' di affetto dicendole "ti voglio bene" e tenerle la mano mentre lasciava questa vita? Giocava con le parole e spesso diceva a chi le domandava della sua salute "sto bene, grazie, ho un tumore e fra poco devo morire, ma ora sto bene" e tutti pensavano che scherzasse, che non potesse avere così tanta forza e Fede. In pochi, ed io non ero fra questi, hanno capito veramente l'essenza di quei discorsi che volevano tranquillizzare coloro che le volevano bene.
Non vedevo? Non sapevo? No, purtroppo non credevo, non volevo credere, rifiutavo una realtà che mi faceva soffrire.
Spesso facciamo così, spesso non vediamo chi sta male, pensiamo che certi comportamenti, reazioni negative, a volte esagerate, siano frutto di un momento di squilibrio e si lascia correre, si aspettano tempi migliori, ci si allontana da quella persona che è scontrosa, ruvida e non ci interessa di capire, non si vuole comprendere cosa provi e si resta ancorati alla superficialità "buongiorno, buonanotte, come stai, bene grazie, ti piace il sugo". E' più facile non sapere, non domandare, non interagire.