Omelia (07-04-2013) |
don Luciano Cantini |
Vedere e toccare Perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome Così sembra terminate il Vangelo autentico di Giovanni, rivelando lo scopo del suo scritto: perché crediate... e abbiate la vita nel suo nome. Aveva iniziato il suo scritto dicendo: In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini (Gv 1,4) e per tutto il vangelo lo ricorda insistentemente. L'esperienza dell'uomo è quella di una vita incerta, fragile, destinata a spengersi e concludersi nel nulla, ma questa esperienza stride con le aspirazioni dell'uomo e la comprensione che ha di se stesso. Questa umana percezione apparteneva anche a Tommaso, la sua - come la nostra - è una fede in bilico pronta a scivolare nella incredulità o nella fede piena. Non solo Tommaso: i vangeli riportano tanti episodi che ci trasmettono questo stato di incertezza degli apostoli e dei discepoli del Signore paurosi e titubanti sulla misera barchetta della vita più o meno galleggiante in un mare in tempesta. Gesù arriva a chiedere ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?» (Gv 6,36). E non essere incredulo, ma credente! Più che essere, parola che esprime una situazione statica e definita, Giovanni una un termine più dinamico che descrive una situazione in divenire. Tommaso non aveva affermato di essere incredulo, ma aveva bisogno di vedere e toccare per affermare la sua fede. Tommaso ha bisogno di fare ancora un passaggio che altri hanno già percorso. Simone e Giovanni corsero al sepolcro che trovarono vuoto: Giovanni entrò, vide e credette (Gv 20,8). Il Figlio di Dio si è fatto uomo, ha posto la sua dimora nel mondo, è entrato nella storia per abbattere il muro della incomunicabilità con un Dio troppo distante e Altro rispetto all'uomo. Lo ha fatto non solo con le parole, ma anche con i fatti e le cose, in modo coerente con la natura dell'uomo che ha bisogno di vedere e toccare. Il primo invito ai discepoli è stato proprio «Venite e vedrete» (Gv 1,39). Vedere non basta, anche la Maddalena aveva visto Gesù e scambiato per il giardiniere, quando gli rivolge la parola chiamandola per nome, allora lo riconosce. Tommaso sente il bisogno di toccare, ha bisogno, come Maria, di entrare in relazione col Signore. Non è un fatto fisico, tattile, quanto penetrare la profondità di un rapporto. Non siamo soltanto dei curiosi, non abbiamo solo bisogno di verificare, ma di esserci; ciò che vediamo e tocchiamo ci appartiene entra nella nostra esperienza, fa parte della nostra vita. Abbiamo bisogno di vedere e toccare ma anche di essere visti e toccati. Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco Gesù esagera... Tommaso aveva chiesto di vedere e toccare: mettere la mano nel fianco del Cristo è l'invito ad entrare nella sua vita - per avere la vita - passando attraverso la sua passione. Una passione che non è ancora finita (con i segni della passione vive immortale, recita la liturgia), perché si manifesta nella passione dell'uomo di oggi. Tommaso scopre nel Gesù della storia, come noi nella nostra storia quotidiana, quei segni della passione che, proprio quelli, sono diventati i segni della risurrezione così da poter gridare: «Mio Signore e mio Dio!». |