Omelia (12-04-2013)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Atti 5,41-42

Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo
At 5,41-42


Come vivere questa Parola?

Gli apostoli hanno appena subito un processo, sono stati minacciati e flagellati, quindi, grazie all'intervento di Gamaliele sono stati rimessi in libertà, ma con l'esplicito ordine di non parlare più di Gesù.

Ci si attenderebbe un loro rientro all'insegna dello sconforto o, se si volesse cercare un motivo di cui rallegrarsi, lieti di essere sfuggiti a un'ulteriore detenzione e magari anche alla morte. E invece no!
Si allontanano lieti, ma per il fatto "di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù". Non solo: incuranti di quanto loro ingiunto e delle possibili conseguenze del loro gesto, eccoli nuovamente e quotidianamente impegnati nell'annuncio aperto di Cristo.

La cosa, se presa seriamente, spiazza o almeno sconcerta, spinge a interrogare il testo e a interrogarsi.

Anche noi siamo credenti, eppure il constatare che a voler fare sul serio è solo una minoranza, che la mentalità corrente ha sapore paganeggiante, che, soprattutto in certi ambienti, è meglio mimetizzare la propria realtà cristiana, ci espone alla tentazione di rintanarci scoraggiati.

Non possiamo davvero nasconderci dietro la scusa che oggi i tempi sono difficili. Se i primi nostri fratelli avessero ragionato così, si sarebbe certamente evitata l'era dei martiri, ma noi avremmo avuto la gioia e la fortuna di conoscere Cristo?

Viviamo tempi forti, tempi che gridano l'esigenza di testimoni credibili. Non possiamo demandare ad altri questo compito: io, tu, ogni battezzato è per vocazione un testimone, uno che dovrebbe essere lieto se, a causa della sua testimonianza, viene a trovarsi in difficoltà. Anzi, dovremmo interrogarci sulla visibilità della nostra fede, se incontriamo solo plauso.

Mio Dio, quanto sono lontano dall'essere lieto di soffrire per te! Lo ammiro nei santi, ma lo considero riservato esclusivamente a qualche eroe della fede. A questo riguardo io mi scopro stranamente molto umile... Il fatto è che la mia fede è spesso più un fatto razionale che un rapporto autentico e profondo con te, perché quando ci si sa amati e si ama non si sta a calcolare. Insegnami la follia dell'amore!

La voce di una santa

Il vero amore deve sempre fare male. Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno.... Solo allora si ama sinceramente
Madre Teresa di Calcutta