Omelia (06-04-2013)
Riccardo Ripoli
Li rimproverò per la loro incredulità

Siamo così tanto permalosi che ogni volta che ci viene fatta un'osservazione, magari con il cuore in mano, con l'affetto di un padre, di un amico, di un compagno, pensiamo sempre di essere giudicati, molto probabilmente perché siamo i primi a giudicare e, di conseguenza, pensiamo che tutti agiscano allo stesso modo.
Ma non è sempre così. Chi ci è amico, chi ci vuole bene non ci giudica per le nostre azioni, tantomeno per una. Don Luigi mi diceva sempre "giudica il peccato e non il peccatore" ed è una cosa che da risultati sorprendenti. Quando ero ragazzo e vedevo uno che si vestiva male lo immaginavo come la persona peggiore della terra, un drogato, un delinquente; se una ragazza sorrideva a tutti per me era una poco di buono; se la ragazza una sera non voleva uscire con me pensavo che aveva un altro.
Se rimprovero uno dei miei ragazzi per una cosa fatta male, oppure per una mancanza non metto certo in discussione l'ottima considerazione che ho di loro o il bene che nutro, e così con chiunque mi capiti di interagire. E' un insegnamento di Dio che ci richiama quando facciamo qualcosa di sbagliato, ma non smetterà di amarci mai perché siamo suoi figli, diventassimo anche assassini o stupratori il Signore ci vorrà sempre bene ed il suo predono non mancherà mai.
Impariamo dal Vangelo, che crediate o meno in Dio, nel quale il racconto di questo Gesù che è nato, vissuto e morto ci da tanti spunti di riflessione.
Voi che non credete avete mai preso il Vangelo in mano? Lo avete mai meditato? Non si può dire "non mi piace" se prima non si conosce. Leggere il Vangelo non significa credere, ma è come leggere la vita di un filosofo. Avete forse paura?