Omelia (07-04-2013) |
don Roberto Rossi |
La luce e la gioia della Fede "Non essere più incredulo, ma credente". E' l'invito di Gesù a Tommaso. "Mio Signore e mio Dio": la risposta dell'apostolo e la sua certezza per tutta la vita. La misericordia del Signore, scioglie le menti, converte i cuori, riempie del suo amore. Quando si va nei santuari molte persone affermano: "Quanta gente che crede, che prega, che si confessa, che vive le celebrazioni di preghiera e costruisce opere di carità e di amore! Quanti giovani, quante famiglie...!" E' questa l'esperienza che abbiamo vissuto come Chiesa e come umanità in questo mese in cui il Signore ci ha concesso forti esperienze di fede, nella vicinanza a papa Benedetto e nell'accoglienza di papa Francesco. Il Signore invita anche gli uomini di oggi, invita anche noi: "Non essere incredulo, ma credente..." e dona la grazia della luce, della speranza, dell'amore. Con una folla immensa, che riempiva piazza San Pietro e si snodava lungo via della Conciliazione fino a Castel Sant'Angelo, la Domenica di Pasqua, si sono conclusi i riti della Settimana santa e il triduo pasquale. È la prima Pasqua di papa Francesco. La partecipazione del popolo è stata straordinaria. I suoi gesti e le sue parole, dalla lavanda dei piedi ai giovani detenuti al carcere minorile di Casal del Marmo, alla Via Crucis al Colosseo, alla benedizione "Urbi et orbi", hanno suscitato gioia e speranza in un mondo disilluso da tante false promesse. «Quest'uomo ci convertirà tutti», è nella bocca della gente, che torna a farsi il segno di croce, gesto da tempo passato nel dimenticatoio. E ad affollare le chiese, più che negli anni passati, spinta da un rinnovato interesse verso la figura di Gesù. Di fronte al mistero della sofferenza e al male nel mondo, non occorrono tante parole, come ha detto papa Francesco al Colosseo. C'è una sola parola: la Croce di Gesù. «A volte ci sembra che Dio rimanga in silenzio, in realtà Dio ha parlato, ha risposto, e la sua risposta è la Croce di Cristo: una Parola che è amore, misericordia, perdono». Per questo il papa ha invitato i cristiani, sull'esempio di Gesù, a rispondere al male con il bene e a uscire da sé stessi e andare "verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali, quelle del mistero del peccato, del dolore, dell'ingiustizia, di ogni forma di miseria". "Che grande gioia per me potervi dare questo annuncio: Cristo è risorto! Vorrei che giungesse in ogni casa, in ogni famiglia, specialmente dove c'è più sofferenza, negli ospedali, nelle carceri». "L'amore di Dio è più forte del male e può far rifiorire le zone di deserto che sono nel nostro cuore". «Quanti deserti anche oggi», ha ricordato il papa, «soprattutto quando manca l'amore di Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custodi di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona». E' uscita in questi giorni una nuova rivista che ha come titolo: "CREDERE, la gioia della fede" che intende rilanciare il messaggio più grande di sempre, "la buona notizia della nostra salvezza: il Vangelo. Dio ci vuole tutti felici". Per questo abbiamo la scelta del sottotitolo: ‘La gioia della fede'. E così vengono raccontate tante storie vere di persone che si sono lasciate trasformare dal Vangelo, dalla fede in Gesù Cristo. Con parole semplici ma vere, perché il Vangelo è per tutti. Questa rivista nasce nell'Anno della fede, indetto da Benedetto XVI per «riscoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne», nel deserto spirituale in cui molti sembrano dibattersi. E nasce all'indomani dell'elezione di papa Francesco, che il giorno di Pasqua ha detto: «Cosa significa che Gesù è risorto? Significa che l'amore di Dio è più forte del male e della stessa morte; significa che l'amore di Dio può trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore». E' importante continuare il cammino dell'Anno delle Fede per riscoprire la bellezza della nostra fede, la gioia di compiere il bene, l'immensità della misericordia di Dio. |