Omelia (21-03-2004) |
don Roberto Rossi |
Commosso, gli corse incontro e lo baciò Al centro dell'insegnamento di Gesù ci sono le parabole della MISERICORDIA: il pastore che va in cerca della pecorella smarrita, la donna che cerca la dramma perduta e il padre misericordioso che attende il ritorno del figlio prodigo. L'evangelista sottolinea l'attenzione premurosa di Gesù verso i piccoli e i poveri, i malati e i peccatori e il richiamo forte ai ricchi attaccati al denaro e anche a coloro che vivono una religiosità superficiale ed esteriore: non il fariseo formalista, ma il pubblicano con il cuore contrito e umiliato è il modello del vero discepolo, come Zaccheo che si converte di fronte all'attenzione di Gesù nei suoi confronti e rinuncia alla sua vita di sfruttamento dei poveri. Questo è il mondo nuovo che Gesù fa nascere con la sua misericordia. Il perdono ricevuto e partecipato è la condizione necessaria per dare un volto alla nostra terra e per rendere questo nostro mondo più abitabile per tutti. Ecco la rivelazione che Gesù fa sul cuore misericordioso del Padre. Scrive il Card. Martini: "Questa storia, una delle più commoventi raccontate da Gesù,... descrive il cammino di una conversione e la grande certezza del credente: al di là di ogni speranza umana, Dio conserva per ciascuno l'affetto di un padre verso il figlio; lo attende e lo accoglie con gioia... Nel malumore del fratello maggiore, si riconoscono facilmente i farisei irritati per l'accoglienza che Gesù riserva ai peccatori... AI seguito di questi "uomini del dovere" si pongono coloro che si chiudono nella loro sufficienza religiosa. Anche questi sono invitati a scoprire la bontà di Dio per i fratelli e a gioirne". Possiamo riprendere il comportamento dei personaggi della parabola. Il Padre non ferma il figlio che vuole allontanarsi da lui, non cessa di amarlo, ma lo attende con pazienza. A lui non interessa che il figlio gli abbia dissipato il patrimonio: ciò che lo addolora è che il figlio sia lontano. E quando il figlio ritorna, il padre lo scorge da lontano e gli corre incontro. Nessun rimprovero, ma solo molta commozione e una gioia incontenibile. L'importante è che il figlio abbia capito e sia tornato. La festa è il modo con cui dimostrare al figlio che nulla nei suoi confronti è cambiato e che quella è sempre la sua casa. Lo stesso amore che lo ha spinto a correre incontro al figlio minore, lo spinge ad uscire per invitare il figlio maggiore a lasciar perdere le sue rimostranze e a far festa con lui. Il padre vorrebbe riunire i due figli, unendoli a sé: vorrebbe che scoprissero la sua paternità e la loro fraternità. Il figlio minore esce di casa non perché ha bisogno di lavoro, ma perché vuole organizzarsi una vita indipendente. Il suo peccato è di pensare la casa come ad una prigione, la presenza del padre come ingombrante e mortificante e di vedere l'allontanamento da lui come libertà. Il disagio e la povertà in cui si ritrova, non è un castigo inflitto dal padre, ma una conseguenza della sua scelta; un disagio che serve a risvegliare la sua coscienza e a comprendere che la casa di suo padre non è una prigione, ma un luogo di libertà e di dignità. Il figlio torna così a casa; è convinto di aver perso l'amore del padre e che debba riconquistarlo lavorando come un servo. E invece scopre che il padre non ha mai smesso di amarlo, perché il suo amore è prima di ogni pentimento. Il figlio maggiore non riesce a vedere la questione con gli occhi di suo padre. La gioiosa accoglienza riservata al fratello minore gli dà l'amara sensazione che la sua fedeltà di rimanere in casa sia del tutto sprecata. Questo figlio giusto e osservante, non conosce però il padre. Ragiona come se la fedeltà fosse un peso e la compagnia del padre una fatica: assomiglia al fratello minore. Quando il padre esce a chiamarlo, il figlio maggiore si è lasciato convincere? E' entrato in casa? Non lo sappiamo: a volte la conversione del giusto è più difficile di quella del peccatore. Applicando a noi questa Parola di Dio notiamo che il versetto più significativo di tutto il brano è "Quando era ancora lontano, il Padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò". L'atteggiamento di Dio nei confronti del male che c'è nella nostra vita e nei confronti delle distanze che prendiamo da Lui, è sintetizzato da verbi molto intensi: vedere, aver compassione, abbracciare, baciare. Il Padre ci vede quando siamo ancora lontani. Lui non ha smesso di seguirci; ci vede non solo nel momento in cui torniamo a bussare alla porta di casa, ma ha continuato a vederci anche mentre eravamo lontani. Anzi, noi siamo andati lontano, ma Lui non è mai stato lontano da noi. Dio non si è mai allontanato da noi, nemmeno quando abbiamo reso la nostra vita un caos per Lui inabitabile; Lui è sempre stato con noi, anche quando noi abbiamo fatto di tutto per vivere lontano da Lui. Il Padre si commuove e ci corre incontro. Dio si dispiace del male che impoverisce e distrugge la nostra vita, non prende le distanze da noi, non ci giudica. Egli prova compassione e come il samaritano, si china su di noi a curare le nostre ferite, a prendersi cura di noi, a consolare il nostro cuore. Il Padre ci abbraccia e ci bacia. Sono i gesti dell'affetto e della tenerezza. Dio non si regola secondo i meriti, ma secondo il suo cuore. E nel calore dell'abbraccio, nella gioia di quel bacio la vita ha un nuovo inizio. In tutte e tre le parabole della misericordia il punto sottolineato è la gioia di Dio per la conversione. Se consideriamo i versetti con cui si concludono le tre parabole, la sottolineatura è tutta sulla gioia di Dio per la conversione del peccatore e non sull'azione del peccatore che si converte. La conversione del peccatore è vista dalla parte di Dio. La novità della rivelazione evangelica è il comportamento di Dio, non la modalità della conversione del peccatore. Tutto questo è però legato alla nostra decisione di accogliere la misericordia di Dio: "Allora rientrò in se stesso:... Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Il figlio scopre la causa della sua situazione disastrosa: la rottura con il padre, rottura voluta dal figlio e rispettata dal padre. Arriva così ad ammettere la sua colpa ed ha il coraggio di tornare dal padre: "si incamminò verso suo padre". La nostra conversione, la nostra salvezza si gioca sulla nostra libertà di tornare al Padre, per vivere la gioia del perdono. E' il cammino che vogliamo fare. |