Omelia (14-04-2013) |
don Luciano Cantini |
Le solite vecchie reti «Io vado a pescare». Quando l'uomo arriva ad un punto morto e deve decidere, la cosa che gli viene più naturale è tornare indietro. Simone era pescatore e torna a pescare... l'esperienza di vita con Gesù, la tragedia della passione, la esaltante avventura della Resurrezione non riescono a spingerlo oltre... tira fuori le solite reti di sempre. È il paradigma dell'uomo di sempre che è capace solo di tirare fuori le solite vecchie reti nell'affrontare la vita e la storia... basta guardare l'economia, i rapporti sociali, i rapporti internazionali... dov'è la fragrante novità del Vangelo di cui i cristiani dovrebbero essere testimoni? Nelle leggi del mercato? Nelle armi della guerra? Nella giustizia sociale? Nella gestione corrotta della cosa pubblica e financo nella chiesa?... Queste reti sono infeconde come infeconda è diventata la nostra società di oggi, basta guardare lo stallo della politica e della economia, il disagio sociale, la distanza tra società e palazzo, per non parlare delle famiglie, l'indice di natalità più basso d'Europa. «Venite a mangiare». Gesù offre un'occasione di fecondità: la condivisione, la comunione. Nessuno riconosce quell'estraneo che chiede da mangiare sulla riva del lago, ma di fronte alla richiesta di qualcosa da mangiare si rimettono all'opera e le loro reti diventano feconde di 153 grossi pesci. La brace calda, il profumo del pane, la gioia dello stare insieme ha fatto ritrovare la presenza stimolante del Signore... nessuno lo ha riconosciuto, come sempre, ma tutti avevano in cuor loro la coscienza che quell'uomo che aveva chiesto loro da mangiare ed aveva condiviso il fuoco era il Signore. Ogni incontro, ogni condivisione, ogni comunione è incontro con il Signore che si mostra alla fede di chi lo sa riconoscere. «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Ma il vangelo ha ancora un'esigenza maggiore, e la domanda che Gesù fa a Pietro è terribile!. Come si può chiedere "più di costoro". Chi ha in mano uno strumento per misurare l'amore? Come posso paragonare il mio, con l'amore degli altri? Certo però posso misurare i miei amori e confrontarli, capirli e domandarmi dov'è l'amore per il Signore. E Gesù domanda ancora una volta ed ancora... non si accontenta di una semplice valutazione sul momento, chiede a Simone di scavarsi dentro di cercare la sua radice dell'amore che può essere uno solo: "Signore, tu conosci tutto..." Simone si affida allo sguardo profondo del Signore, si mette a nudo (lui che si era rivestito e gettato in mare) si lascia guardare dentro dallo sguardo pieno di amore e di misericordia del Signore. E l'amore di Gesù si fa vicino, anche nel linguaggio a quello di Pietro che alla richiesta "mi ami" aveva sempre risposto "ti voglio bene"; per la terza volta Gesù usa le stesse parole di Pietro "mi vuoi bene", l'amore è troppo grande per Pietro da confessarlo apertamente e nella sintonia della comunione Gesù scopre non un sentimento buono, non un affetto... ma una potenzialità d'amore che sarà grande come quello di colui che "dà la vita per i suoi amici". Da qui l'invito: "Seguimi". Questa volta con un tono diverso alla prima volta. Non è l'avventura dietro un Maestro di novità, adesso la strada è già ben delineata e percorsa... è quella che passa attraverso l'avventura pasquale della morte e delle resurrezione. |