Omelia (04-04-2004)
don Roberto Rossi
Le Palme. Benedetto Colui che viene nel nome del Signore

La liturgia oggi ci aiuta a celebrare due avvenimenti: l'ingresso di Gesù in
Gerusalemme, accolto dai ragazzi e dal popolo che lo acclamano con fede e con
gioia e l'inizio dellla Settimana Santa, nella quale Gesù opera la salvezza del
mondo con il suo amore e il suo sacrificio della Croce. Ecco perché abbiamo
letto il racconto commovente, dettagliato e profondo della Passione di Gesù.
Entrando in Gerusalemme Gesù viene accolto e acclamato dai bambini e dalla folla
come Messia, "Benedetto Colui che viene nel nome del Siugnore"! E' l'espressione
gioiosa della nostra fede. La nostra fede è sempre luce, vita, forza, gioia. I
ragazzi e il popolo, attratti da Cristo, forse ispirati e portatori della vera
fede dell'umanità che attende il Messia, vanno incontro a Gesù, gli fanno
festa, lo acclamano con rami di palme. Gesù gradisce questa accoglienza e questa
fede: Egli è davvero il Salvatore, il Figlio di Dio venuto nel mondo per portare
l'amore e la misericordia del Padre a tutti.
Anche noi vogliamo vivere questa giornata rinnovando tutta la nostra fede, il
fervore, l'attaccamento a Gesù Signore.
Ma è anche il momento dei contrasti. Gesù gradisce l'accoglienza, ma sa che la
sua gloria non avverrà in maniera umana, ma sulla croce: la sua grandezza è il
suo amore infinito, che lo porta a donare la vita per tutti. Mentre il popolo lo
acclama, i nemici si preparano a catturarlo per condannarlo a morte.
Gesù sa che va incontro alla sua ora; è venuto per questo, anche se umanamente
sente tutta l'angoscia dell'orto degli ulivi, sa invocare e compiere la volontà
del Padre, che è il vero bene per Lui e per tutti.
Nella messa, che apre la settimana santa, opportunamente viene letto il racconto
della passione e morte del Signore. Quì si racchiude tutto il mistero dell'amore
di Dio, del peccato dell'uomo, della salvezza che Gesù ci ha meritato. Il testo
della Passione del Signore non avrebbe bisogno di commenti: è il racconto dei
fatti atrtraverso i quali è giunta a noi la Redenzione. Tutto il male, che si
compie sulla terra, in qualche modo si è condensato in quella scena, in quei
fatti: la violenza, la sete di potere, l'invidia, il tradimento degli amici, la
viltà, l'adulazione dei potenti, la malizia, lo sfregio della dingità umana, le
insinuazioni, la menzogna e quant'altro di male gli uomini fanno, tutto sembra
essere presente nella passione di Gesù.
A Dio è presente tutto il male del mondo, il male morale e anche il male fisico.
Il paradosso è che proprio questo dolore, questa sofferenza è stata accettata e
questo male è stato ribaltato, è diventato in mano a Dio lo strumento attraverso
il quale Egli ci ha salvato. L'amore di Dio ha vinto questo male e lo h fatto
diventare redenzione.
Mettere insieme, come fa la celebrazione di oggi, i due atteggiamenti della
folla che prima lo acclama e poi lo condanna, ci fa capire come è facile
dimenticare l'amore di Dio, lasciarsi andare al peccato, rinnegare il Signore.
Questo nella gente, ma anche in Pietro e negli altri apostoli. Viene dato
particolare rilievo al tradimento di Pietro, quando Gesù lo annuncia durante la
cena e quando Pietro lo rinnega per tre volte davanti alla serva. Viene
riportata nella predicazione primitiva questa confessione pubblica di Pietro,
nella gioia del perdono che Gesù poi gli ha dato. Se confrontiamo il tradimento
di Pietro e quello di Giuda vediamo che Pietro, uscito fuori, scoppiò a
piangere, Giuda uscito fuori andò ad impiccarsi. Pietro ha fiducia nella
misericordia di Dio, Giuda no, e si lascia andare alla disperazione.
Anche ciascuno di noi, tante volte, cade nella tentazione, nella paura,
nell'egoismo, nel peccato, come Pietro e come Giuda. Si tratta di credere a Dio,
al suo amore infinito, alla sua misericordia senza limiti. L'amore di Dio,
espresso sulla croce è la nostra piena, continua, eterna salvezza!
Anche quando ci capitasse il peccato più grave (e ci dispiace, perché il
peccato è sempre il nostro male) Dio è più grande di ogni nostro peccato, ed è
venuto proprio per togliere i nostri peccati, per darci la gioia e i frutti del
suo amore.
Questo ci aiuta a celebrare con profonda fede i sacramenti pasquali, a vivere la
settimana santa in unione con la passione di Cristo, facendo nostri i suoi
sentimenti ("abbiate in voi i medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù"),
ed implorando la grazia e la forza della sua morte e resurrezione, per noi, per
la Chiesa, per l'umanità.