Omelia (14-04-2013)
Omelie.org (bambini)


Sono passati un po' di giorni dalla Pasqua: sono trascorsi per noi, qui e ora, ma sono trascorsi anche nel racconto del Vangelo che abbiamo appena ascoltato. È un brano molto lungo, in cui avvengono segni importanti e si pronunciano parole preziose, però non possiamo soffermarci su tutto.
Possiamo almeno provare a sfiorare questa pagina e vedere quali dettagli restano impigliati nel nostro cuore, per accompagnarci in questo tempo di Pasqua.
Allora, l'evangelista Giovanni, poche righe prima del brano che abbiamo ascoltato, ha raccontato che Gesù Risorto è già apparso parecchie volte ai suoi discepoli: alle donne al sepolcro, a Maria di Magdala, a Emmaus, poi per due volte agli Apostoli nel Cenacolo, prima quando non c'era Tommaso e poi di nuovo quando Tommaso era presente...
Quindi gli Apostoli hanno la gioiosa certezza che il Maestro e Signore è veramente risorto, che è vivo, che ha sconfitto la morte!
Però, siccome ancora non è arrivata la Pentecoste, siccome non hanno ricevuto il dono dello Spirito Santo, di tutta questa gioia non sanno bene che cosa farne.
Lo hanno visto vivo, e per questo si sentono consolati nel cuore, rispetto a come si sentivano dopo aver assistito alla morte crudele e terribile del loro Rabbi, ma non hanno ancora capito qual è adesso il loro compito. Senza la forza dello Spirito, non si sono ancora spalancate le porte del coraggio e della missione.
Così, un certo giorno, Pietro decide di ritornare alla vita che faceva tre anni prima di incontrare Gesù e lo dice chiaramente agli altri: "Vado a pescare"
Quando il Maestro lo aveva chiamato, era un pescatore, ricordate? Visto che ormai il suo cammino con Gesù sembra concluso, gli sembra che non ci sia altro da fare che ritornare al suo vecchio lavoro, a quello che aveva sempre fatto: rimettere la barca in mare e calare le reti. Quando Natanaele, Tommaso, Giacomo e Giovanni, che erano insieme a lui, sentono la sua decisione, si dicono d'accordo: "Veniamo anche noi con te"
Tornano a quello che è loro familiare, alla cosa che sanno fare meglio: pescare.
Scusatemi, non voglio sembrare noiosa, ma a me questa decisione sembra un pochino strana, non me l'aspettavo. Ma come?! Hanno assistito a grandissimi prodigi, come la Trasfigurazione, la moltiplicazione dei pani, la guarigione miracolosa di tanti ammalati; hanno visto tornare in vita Lazzaro, la figlia di Giairo e il ragazzino a Nain, insomma hanno vissuto tre anni incredibili... e la cosa che adesso pensano di fare è tornare a fare i pescatori?
Hanno ascoltato la voce di Gesù, hanno vissuto con lui giorno dopo giorno, camminando insieme, riposando insieme, mangiando insieme, ridendo insieme... e adesso tornano a preoccuparsi delle reti?
Hanno visto il loro Maestro umiliato, crocifisso, morto, e poi, dopo tre giorni, lo hanno visto di nuovo, vivo, vivo e risorto, contro ogni logica ed ogni speranza: e come conclusione di tutto questo, ricominciano a occuparsi del pesce?
Non viene voglia anche voi di prendere Pietro e gli altri per le spalle e scuoterli un po'? Magari chiedere: ma allora non è cambiato nulla? Siete stati dei privilegiati, scelti dal Signore che vi ha chiamati, e per voi non è cambiato nulla? Si ritorna alla vita di sempre, alle barche da incatramare e alle reti da rammendare?
Però, se siamo onesti e ci guardiamo con sincerità, ci accorgiamo che molte volte facciamo pure noi come gli Apostoli: anche se abbiamo vissuto esperienze meravigliose, poi tendiamo sempre a ritornare alla vita di tutti i giorni, ad essere "come prima".
Diciamocelo sottovoce: quante volte siamo già andati a confessarci, ricevendo il regalo infinito del perdono dei peccati? Io, personalmente, ho perso il conto! Eppure, dopo esserci tuffati nella Misericordia del cuore tenerissimo di Dio Padre, quanto tempo, quanti giorni, ore, minuti, passano prima di peccare di nuovo?... Capita, vero? Capita anche a noi di ritornare alle nostre vecchie "reti", proprio come gli apostoli!
Oppure, quante volte abbiamo già fatto la comunione? Quante volte ci siamo immersi nell'amore di Gesù che si fa Pane e Vino per restare insieme a noi? Ho provato, con la calcolatrice, a fare un pochino di conti: fino ad ora, nella mia vita, ho già fatto la comunione più di 7400 volte!!!! Dovrei essere già santa, non vi pare?, per tutte le volte che la Grazia del Signore mi ha inondata... Eppure no, non sono santa proprio per nulla! Pure io, come Pietro e gli altri apostoli, ricomincio sempre con le mie fatiche quotidiane, con i miei sbagli di tutti i giorni, con la mia vecchia barca...
Allora non ho il diritto di rimproverare quei poveri pescatori che hanno deciso di rimettere le barche in mare e riprendere a pescare.
Vediamo però, che cosa succede: "Uscirono e salirono sulla barca; e quella notte non presero nulla. Quando già era mattina, Gesù si presentò sulla riva; i discepoli però non sapevano che era Gesù. Allora Gesù disse loro: Figlioli, avete del pesce? Gli risposero: No. Ed egli disse loro: Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete. Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero di pesci. Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: È il Signore!"
In solo tre versetti succedono tantissime cose: prima di tutto c'è la delusione per i cinque pescatori che, dopo aver lavorato tutta la notte, non hanno preso nulla.
Tornano verso la riva e vedono uno sconosciuto che chiede loro se hanno del pesce da vendere. Lo sconosciuto, in realtà, lo conoscono benissimo: è Gesù e dopo la Resurrezione lo hanno già incontrato tante volte. Eppure, non lo riconoscono.
Perché? Forse perché il suo volto da Risorto è diverso da com'era prima? Però è già apparso altre volte di fronte a loro...
Forse, il suo volto da Risorto è nuovo ogni volta? Chissà...
Forse, molto semplicemente, è perché sono talmente presi dalla delusione per la pesca fallita che neppure guardano bene in volto lo sconosciuto... Sono umiliati nello scoprire che non gli riesce più neppure il vecchio mestiere, che non hanno nulla da vendere per guadagnarsi la giornata...
Ma lo sconosciuto si comporta con sicurezza e propone loro di gettare le reti dal lato destro della barca: come se il lato facesse poi una grande differenza...
Gli danno ascolto e la rete si riempie, si riempie, si riempie così tanto che quasi non riescono più a tirarla a bordo!
Allora Giovanni, si ricorda di quello che era successo tre anni prima e capisce che sono di fronte al loro Maestro e Signore.
Vi ricordate quando Gesù aveva chiamato Pietro perché lo seguisse? Anche in quell'occasione c'era stata una pesca straordinaria: erano sul lago di Genesaret, non avevano pescato nulla per tutta la notte, ma all'invito del giovane Rabbi avevano accettato di gettare le reti ancora una volta, anche se ormai era giorno. Ed avevano preso così tanti pesci che c'era voluto l'aiuto di un'altra barca per portare le reti a riva, da soli non ce la facevano.
Ed ecco che in quest'alba sul lago di Tiberiade, capita di nuovo la stessa cosa. Per Pietro, Giacomo e Giovanni è come ritornare indietro nel tempo, ricordarsi del loro primo incontro con il Maestro Gesù, di quando li ha invitati a seguirlo perché diventassero "pescatori di uomini".
Certo che Gesù è proprio un grande! Non si mette a fare prediche, non li rimprovera neppure per essere tornati ai vecchi tempi... semplicemente li aiuta a ricordarsi di quando la loro vita è cambiata per sempre, quel mattino sul lago di tre anni prima, con le barche che quasi affondavano per il peso delle reti.
È come se stesse dicendo ai suoi amici: - Ricominciamo da capo, ricominciate a seguirmi, come avete fatto allora! Lasciate di nuovo le reti, come quel mattino, e riprendete il vostro lavoro di "pescatori di uomini". -
Non è un caso che l'ultima parola del Vangelo di oggi è: seguimi.
Lo stesso invito che aveva rivolto a ciascuno dei Dodici all'inizio della sua vita pubblica, quando hanno cominciato a stare con lui, Gesù lo ripete ancora, come se fosse nuovo. Dopo la Risurrezione e questa tentazione di ritornare alle abitudini di un tempo, il Maestro torna a invitarli: seguimi!
Questa è davvero la parola preziosa da portare via in questa domenica.
L'augurio che faccio a me e a voi, in questo tempo di Pasqua, è di mantenere il cuore ben sveglio per ascoltare l'invito del Signore Risorto, che continua a ripetere ad ognuno di noi: seguimi!
Malgrado le nostre fatiche, malgrado il rischio di tornare sempre indietro, il Signore Gesù continua a ricordarci il suo amore per noi e non si stanca di ripetere il suo invito: seguimi!

Commento a cura di Daniela De Simeis